

L’esordio promettente di Cooper Flagg
L’attesa è quasi finita: il debutto ufficiale di Cooper Flagg in NBA è ormai alle porte. Lunedì notte, Flagg ha disputato la sua prima partita di preseason con i Dallas Mavericks, pochi mesi dopo essere stato selezionato come prima scelta assoluta al draft. Nonostante sia rimasto in campo solo per 14 minuti, il suo contributo è stato fondamentale nella vittoria per 106-89 contro gli Oklahoma City Thunder alla Dickies Arena di Fort Worth, Texas. Dopo un inizio un po’ lento, i primi punti di Flagg sono arrivati nel secondo quarto con uno spettacolare layup acrobatico in mezzo al traffico. Meno di un minuto dopo, ha confermato il suo talento mettendo a segno una tripla dal palleggio. Anche prima di iniziare a segnare, Flagg è apparso subito a suo agio, servendo a Dwight Powell l’assist per una schiacciata facile dopo aver gestito il contropiede. All’intervallo, il suo tabellino segnava già 10 punti e 6 rimbalzi con un 3 su 6 dal campo, mentre i Mavericks avevano accumulato un vantaggio di 26 punti.
Un nuovo inizio dopo una stagione difficile
Questa prestazione, sebbene in una partita non ufficiale, rappresenta un passo cruciale per Flagg prima dell’inizio della sua carriera in NBA, previsto per il 22 ottobre contro i San Antonio Spurs di Victor Wembanyama. Flagg ha dominato al college con Duke, dove ha vinto il premio di National Player of the Year e ha trascinato i Blue Devils fino alle Final Four, con una media di 19,2 punti e 7,5 rimbalzi a partita. La sua scelta è arrivata a sorpresa per i Mavericks, che, pochi mesi dopo il caotico addio alla superstar Luka Dončić, hanno vinto la lotteria del Draft per la prima volta nella loro storia, pur avendo solo l’1,8% di possibilità. La scorsa stagione, i Mavericks hanno chiuso con un record di 39-43, crollando visibilmente dopo la cessione di Dončić e affrontando infortuni gravi, come la rottura del legamento crociato anteriore di Kyrie Irving, il cui rientro è previsto a metà stagione.
Klay Thompson e le ambizioni da titolo
Una voce autorevole all’interno dello spogliatoio è quella di Klay Thompson, uno che di vittorie in NBA se ne intende. Con quattro titoli vinti con i Golden State Warriors, Thompson sa cosa serve per arrivare fino in fondo. Insieme a lui, i Mavericks possono contare sull’esperienza di altri due campioni: Anthony Davis, che ha vinto un titolo con i Lakers nel 2020, e Kyrie Irving, campione nel 2016 contro gli stessi Warriors di Thompson. Ma una squadra guidata da due veterani come Davis e Irving, entrambi sopra i 32 anni e spesso soggetti a infortuni, insieme a una matricola come Cooper Flagg, ha davvero la possibilità di puntare al titolo in una Western Conference così competitiva? Secondo Thompson, la risposta è un sì convinto.
Una nuova identità per i Mavericks
L’ottimismo di Thompson si basa sul potenziale difensivo della squadra. «Non c’è motivo per cui non possiamo essere la miglior difesa della lega», ha dichiarato a The Athletic. «Nella mia esperienza, per vincere servono giocatori capaci di incidere su entrambi i lati del campo. E noi li abbiamo». Questa filosofia è nata dalla trasformazione della squadra, iniziata con la cessione di Luka Dončić ai Lakers in cambio di Anthony Davis, dell’ala Max Christie e di una prima scelta al draft. Quest’estate, inoltre, è arrivato il playmaker D’Angelo Russell per sopperire all’assenza di Irving. Thompson è consapevole che l’approccio dovrà cambiare: «Dobbiamo giocare in modo diverso, sfruttando i nostri punti di forza», ha spiegato. «Questo significa tagli senza palla e gioco che passa attraverso i nostri lunghi. Sappiamo che ogni sera un giocatore diverso può essere protagonista. Ovviamente i leader sono Kyrie e A.D., ma finché non saranno in campo con continuità, toccherà a qualcun altro farsi avanti». Giusto o no, le aspettative a Dallas sono destinate a salire vertiginosamente. E il diciottenne Flagg avrà un ruolo cruciale nel guidare la franchigia fuori dalle difficoltà della scorsa stagione e riportarla ai vertici di una Western Conference mai così competitiva.

Doppietta McLaren in Ungheria, ma Stella ammette: “Gestire Norris e Piastri è difficile”
Le qualifiche del Gran Premio d’Ungheria si tingono dei colori della McLaren, con una prima fila monopolizzata dal team di Woking. Lando Norris ha conquistato una strepitosa pole position, seguito a ruota dal compagno di squadra Oscar Piastri. Un risultato eccezionale che, tuttavia, arriva in un momento delicato per la scuderia, alle prese con la crescente rivalità interna tra i suoi due piloti, come emerso chiaramente nel precedente Gran Premio di Singapore.
La Consacrazione in Ungheria
Sulla pista dell’Hungaroring, Norris ha fermato il cronometro sull’1:15.227, precedendo di un soffio Piastri. Alle loro spalle si è piazzato il leader del mondiale, Max Verstappen su Red Bull, che completa la top 3. Buona la prestazione di Carlos Sainz, che con la sua Ferrari ha agguantato la quarta posizione, mettendosi davanti alla Mercedes di Lewis Hamilton. Più attardato l’altro ferrarista, Charles Leclerc, solo sesto. Le qualifiche si sono rivelate invece deludenti per Sergio Perez (16°), finito a muro nel Q1, e George Russell (17°).
Le Scintille di Singapore e la Gestione del Team
Questo successo arriva mentre il team principal, Andrea Stella, ha ammesso le “difficoltà” nel gestire la coppia di piloti, specialmente dopo lo scontro avvenuto nel Gran Premio di Singapore. Sul circuito di Marina Bay, Norris ha superato Piastri con una manovra aggressiva nelle prime curve, dopo aver leggermente toccato la Red Bull di Verstappen. La collisione tra i compagni di squadra, seppur lieve, ha scatenato l’ira dell’australiano.
Punti di Vista Opposti e la Fiducia in Gioco
Piastri si è lamentato via radio, ritenendo la manovra contraria alla regola fondamentale del team: evitare contatti tra compagni. Norris, dal canto suo, ha difeso la sua azione, affermando: “Se mi si accusa per essermi infilato in un ampio spazio, allora non si dovrebbe essere in Formula 1. Non c’era nulla di sbagliato in quello che ho fatto”.
Stella ha confermato che il team non ha ritenuto Norris colpevole nell’immediato, attribuendo il contatto alla carambola con Verstappen, ma ha sottolineato l’importanza di un’analisi approfondita. “La revisione deve essere dettagliata e analitica”, ha dichiarato Stella. “In gioco non ci sono solo i punti del campionato, ma la fiducia dei nostri piloti e il modo in cui operiamo come squadra”.
La Filosofia del “Lasciarli Correre”
La gestione dei piloti McLaren si rivela sempre più complessa man mano che la lotta per il titolo si intensifica. La scuderia cerca di mantenere fede al principio di “lasciarli correre” (let them race
), pur intervenendo per garantire l’equità, come accaduto a Monza quando a Piastri è stato chiesto di cedere la posizione a Norris. Tuttavia, Stella ha riconosciuto la complessità della situazione: “Quando si corre come una squadra, gli interessi dei due piloti non possono essere identici. Vogliamo proteggere questo concetto, ma sappiamo che non appena lo adotti, affronti delle difficoltà“.
La Griglia di Partenza Completa del GP d’Ungheria
Di seguito la griglia di partenza completa del Gran Premio d’Ungheria:
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1ª Fila
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Lando Norris (McLaren) – 1:15.227
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Oscar Piastri (McLaren) – 1:15.249
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2ª Fila 3. Max Verstappen (Red Bull) – 1:15.273 4. Carlos Sainz (Ferrari) – 1:15.696
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3ª Fila 5. Lewis Hamilton (Mercedes) – 1:15.854 6. Charles Leclerc (Ferrari) – 1:15.905
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4ª Fila 7. Fernando Alonso (Aston Martin) – 1:16.043 8. Lance Stroll (Aston Martin) – 1:16.244
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5ª Fila 9. Daniel Ricciardo (RB) – 1:16.447 10. Yuki Tsunoda (RB) – 1:16.477
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6ª Fila 11. Nico Hülkenberg (Haas) – 1:16.317 12. Valtteri Bottas (Kick Sauber) – 1:16.384
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7ª Fila 13. Alexander Albon (Williams) – 1:16.429 14. Logan Sargeant (Williams) – 1:16.543
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8ª Fila 15. Kevin Magnussen (Haas) – 1:16.548 16. Sergio Perez (Red Bull) – 1:17.886
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9ª Fila 17. George Russell (Mercedes) – 1:17.968 18. Guanyu Zhou (Kick Sauber) – 1:18.037
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10ª Fila 19. Esteban Ocon (Alpine) – 1:18.049 20. Pierre Gasly (Alpine) – 1:18.166

Formula E, mercato piloti in fermento: Citroën ufficializza la coppia Vergne-Cassidy, DS Penske punta sul talento di Barnard
Il mercato piloti del campionato mondiale di Formula E entra nel vivo con due annunci di grande rilievo che delineano gli equilibri della prossima stagione. Mentre Citroën fa il suo ingresso ufficiale presentando una formazione stellare, il team DS Penske si assicura uno dei talenti più promettenti del paddock, il giovane Taylor Barnard.
L’esordio di Citroën con una coppia di campioni
Dopo aver confermato la sua partecipazione al prossimo ABB FIA Formula E World Championship, Citroën ha sciolto le riserve, annunciando la coppia di piloti che guiderà le monoposto del “Double Chevron”. La scelta è ricaduta su due nomi di altissimo profilo: il francese Jean-Éric Vergne e il neozelandese Nick Cassidy, entrambi piloti di indiscusso talento e con una solida esperienza nella categoria elettrica.
Jean-Éric Vergne, 35 anni, è una vera e propria icona della Formula E. Dopo un’esperienza in Formula 1 con la Toro Rosso, è approdato nella serie elettrica sin dal suo esordio nel 2014, diventando il primo pilota nella storia a conquistare due titoli mondiali consecutivi con il team DS Techeetah. La sua versatilità lo vede impegnato anche nel mondiale endurance (FIA WEC) con Peugeot TotalEnergies, team con cui corre anche il suo nuovo compagno di squadra.
Nick Cassidy, 31 anni, è considerato uno dei talenti più completi della sua generazione. Dopo aver dominato le scene del motorsport giapponese, dove ha conquistato la prestigiosa “tripletta” di titoli in Super Formula, Super GT e Formula 3, è sbarcato in Formula E nel 2020, affermandosi rapidamente come uno dei principali protagonisti. Reduce da due stagioni di alto livello con Jaguar TCS Racing, dove ha lottato per il titolo, Cassidy porta in Citroën velocità e una grande abilità strategica.
DS Penske scommette sul futuro: arriva Taylor Barnard
Contemporaneamente, un’altra mossa ha scosso il paddock: DS Penske ha ufficializzato l’ingaggio di Taylor Barnard, il giovane pilota britannico che ha impressionato tutti nella sua stagione di debutto. Considerato il “pezzo pregiato” dell’ultimo mercato, Barnard era corteggiato da numerosi team, ma ha scelto la scuderia franco-statunitense per affiancare Max Gunther e dare l’assalto al titolo, sfidando i campioni in carica di Nissan.
Il potenziale di Barnard è apparso evidente fin dalle prime gare con la McLaren. Ciò che ha colpito di più, oltre alla pura velocità, è stata la sua costanza di rendimento, la maturità e la capacità di lavorare in sintonia con gli ingegneri, qualità fondamentali in una categoria complessa come la Formula E. Nella sua stagione d’esordio ha conquistato due pole position, cinque podi e un notevole quarto posto nella classifica finale.
Dall’incertezza McLaren alla corsa per il titolo
L’addio della McLaren al campionato al termine della scorsa stagione ha reso Barnard uno dei piloti più desiderati sulla piazza. “Abbiamo capito che la McLaren avrebbe potuto lasciare la Formula E intorno al periodo di Jeddah, ma la conferma definitiva è arrivata molto più tardi. È stato un periodo difficile”, ha raccontato il pilota britannico.
La situazione ha avuto un forte impatto emotivo su di lui e sul team. “Sapevo di aver ottenuto buoni risultati e che c’era l’interesse di altre squadre, ma è stato comunque un momento intenso. Avevo costruito un ottimo rapporto con tutta la squadra”. Ora, con il sedile in DS Penske, Barnard ha la grande opportunità di trasformare l’incertezza del passato nella sua migliore occasione per coronare il sogno mondiale.

La Spagna vola in finale, Francia ko: decidono Yamal e Olmo
La Spagna è la prima finalista di EURO . Al termine di una partita intensa e combattuta, la squadra di De La Fuente ha superato la Francia in rimonta per 2-1, conquistando l’accesso alla finalissima di domenica, dove affronterà la vincente della sfida tra Olanda e Inghilterra. Per la Francia, il torneo si conclude in semifinale; un risultato importante, ma che lascia l’amaro in bocca a una squadra che non ha mai convinto fino in fondo nel corso della competizione. Per la Spagna, invece, il percorso netto continua con la sesta vittoria in altrettante partite.
Cronaca di una rimonta lampo
La partita si è accesa fin dai primi minuti. È stata la Francia a sbloccare il risultato al 9° minuto con Randal Kolo Muani, bravo a capitalizzare un avvio aggressivo dei suoi. La reazione della Spagna, tuttavia, non si è fatta attendere. Al 21° minuto, il giovanissimo talento Lamine Yamal ha trovato la rete del pareggio, riequilibrando subito le sorti dell’incontro. Galvanizzata dal gol, la Spagna ha continuato a spingere e, appena quattro minuti dopo, al 25°, ha completato la rimonta con un gol di Dani Olmo, che ha fissato il punteggio sul 2-1.
Nella ripresa, la Francia ha cercato con insistenza di riaprire la partita. Nonostante una maggiore pressione e l’ingresso di forze fresche come Griezmann e Giroud, i francesi non sono riusciti a scalfire la solida organizzazione difensiva spagnola. Le occasioni più nitide sono capitate sui piedi di Mbappé e di testa a Upamecano, ma in entrambi i casi la precisione è mancata. La Spagna ha gestito il vantaggio con maturità, controllando il possesso palla e contenendo senza troppi affanni i tentativi finali degli avversari, fino al fischio finale dopo sei minuti di recupero.
Il futuro del Barcellona: da Yamal a Haaland
Mentre la stella di Lamine Yamal brilla luminosa con la sua nazionale, il suo club, il Barcellona, è già al lavoro per programmare il futuro e un attacco stellare. Secondo quanto riporta il quotidiano catalano ‘El Nacional’, il presidente Joan Laporta starebbe preparando un colpo di mercato spettacolare per la prossima estate: l’acquisto di Erling Haaland.
Il piano prevede che Haaland diventi l’erede di Robert Lewandowski. L’attaccante polacco, che avrà 37 anni, sembra destinato a lasciare la Catalogna per una nuova avventura in Arabia Saudita. Sebbene Ferran Torres si sia dimostrato un’alternativa valida, non è considerato un vero e proprio numero nove come il norvegese. Haaland, che ha già iniziato la stagione al Manchester City con cinque gol in quattro partite, è visto come il profilo ideale per guidare l’attacco blaugrana. L’ostacolo principale rimane di natura finanziaria: Haaland ha un contratto fino al 2034 e un costo proibitivo per le casse del Barça. Tuttavia, la dirigenza catalana ha già dimostrato in passato una notevole inventiva nel trovare le risorse necessarie per chiudere operazioni di mercato ambiziose, nonostante l’ingente debito del club.

Paige Bueckers è fenomenale: stabilisce il record di punti per una rookie WNBA con 44, ma le Wings perdono
Paige Bueckers ha offerto non solo una delle migliori prestazioni al tiro per una rookie nella storia della WNBA, ma una delle migliori di sempre per qualsiasi giocatrice. La prima scelta al draft di quest’anno ha segnato ben 44 punti nella sconfitta delle sue Dallas Wings per 81-80 contro le Los Angeles Sparks, mercoledì sera alla Crypto.com Arena. Si tratta del punteggio più alto mai realizzato da una rookie nella storia della lega e del massimo stagionale per qualsiasi giocatrice.
Una Prestazione da Record
Le cifre di Bueckers sono state straordinarie: ha messo a segno 17 dei 21 tiri tentati, con un perfetto 4 su 4 da tre punti e 6 su 6 dalla linea del tiro libero. Con questa performance, è diventata la prima giocatrice nella storia della WNBA a segnare più di 40 punti tirando con oltre l’80% dal campo. Alla sua prestazione ha aggiunto anche quattro rimbalzi e tre assist in 36 minuti di gioco.
Il precedente record per una “vera” rookie apparteneva a Candace Parker, che ne segnò 40 nel 2008. Sebbene Cynthia Cooper avesse già raggiunto quota 44 punti nella stagione inaugurale del 1997, quando tutte le giocatrici erano tecnicamente al primo anno, la performance di Parker era considerata il primato di riferimento. Il record assoluto di punti in una singola partita WNBA è di 53, un traguardo raggiunto sia da Liz Cambage che da A’ja Wilson. I 44 punti di Bueckers la collocano al decimo posto nella classifica di tutti i tempi.
Un Sapore Agrodolce
Nonostante la serata storica a livello personale, per Bueckers la prestazione ha un sapore amaro, poiché il suo obiettivo principale rimane sempre la vittoria di squadra. La sconfitta è maturata proprio all’ultimo secondo, a causa di un canestro decisivo di Kelsey Plum per le Sparks.
“Ho sempre messo l’orgoglio mio e della squadra nella vittoria, quindi quello è ovviamente l’obiettivo principale,” ha dichiarato Bueckers. “Onestamente, sono soprattutto orgogliosa di questa squadra, del modo in cui lottiamo. Questo gruppo significa tantissimo per me.”
Il Sostegno di Squadra e Pubblico
Bueckers, che ha segnato gli ultimi 13 punti di Dallas, ha dato pieno credito alle sue compagne di squadra per il suo successo. “Sono state le mie compagne a liberarmi. A portarmi blocchi, a eseguire schemi senza palla per crearmi tiri aperti,” ha spiegato. “[Luisa Geiselsoder] mi ha fatto dei blocchi fantastici per tutta la serata e le mie compagne mi hanno cercata, passandomi la palla e mettendomi nelle condizioni ideali per tirare.”
Il sostegno è arrivato anche dai social media. La compagna di squadra Arike Ogunbowale, che non ha giocato mercoledì, ha postato su X la sigla “ROY” (Rookie of the Year), candidando di fatto Bueckers al premio di miglior esordiente. Un’altra compagna, Maddy Siegrist, ha aggiunto: “Incredibile. Onorata di giocare con te.” Persino i tifosi delle Sparks hanno capito di assistere a un momento speciale, applaudendo ogni canestro di Bueckers mentre si avvicinava al record. Grazie a questa prestazione, a Bueckers mancano ora solo 60 punti per superare il record di franchigia per una rookie (630 punti), stabilito proprio da Ogunbowale nel 2019.
Le Statistiche della Partita di Paige Bueckers
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Punti: 44
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Tiri dal campo: 17 su 21
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Rimbalzi: 4
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Assist: 3
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Palle rubate: 1
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Stoppate: 0
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Palle perse: 3
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Falli: 3
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Minuti: 36

Oliver Rowland conquista il titolo di Formula E con una prestazione da campione
Un finale emozionante a Berlino per il nuovo campione del mondo
Oliver Rowland è il nuovo campione del mondo di Formula E 2025. Dopo una stagione straordinaria, in cui ha collezionato quattro vittorie e tre secondi posti nelle prime nove gare, il pilota britannico ha vissuto un epilogo ricco di colpi di scena durante il doppio appuntamento di Berlino. Nonostante l’ampio vantaggio in classifica, il 32enne originario di Barnsley ha complicato le cose nel primo round, sotto la pioggia, urtando la Maserati di Stoffel Vandoorne in un sorpasso giudicato troppo ottimista. Il contatto gli è costato una penalità di cinque posizioni sulla griglia per la gara successiva, disputata con pista asciutta.
Nel frattempo, il campione in carica Pascal Wehrlein ha tenuto vive le proprie speranze di riconferma chiudendo secondo nella prima corsa e ottenendo la pole position nella seconda. Tuttavia, Rowland necessitava solo di un quarto posto, a patto che Wehrlein non andasse a punti. Alla fine, proprio questo scenario si è verificato, permettendo al pilota Nissan di conquistare il tanto ambito titolo mondiale prima della tradizionale chiusura stagionale all’Excel di Londra.
Londra chiude la stagione tra spettacolo e ambizioni
Nel weekend finale del campionato 2024-25, migliaia di spettatori hanno assistito alle gare all’interno dell’Excel London, dove le monoposto elettriche hanno sfrecciato tra i padiglioni del centro espositivo. Le due gare della capitale britannica hanno offerto tutto ciò che i tifosi potevano desiderare: incidenti, sorpassi audaci e accesi confronti strategici tra piloti e team.
Ma oltre all’intrattenimento, la Formula E si propone un obiettivo più ampio: accelerare il passaggio globale verso la mobilità elettrica. La serie punta infatti a diventare un laboratorio tecnologico per soluzioni a basse emissioni, contribuendo a modificare la percezione dell’auto elettrica e favorendone l’adozione su larga scala.
Formula E come piattaforma per il futuro elettrico
Dopo undici stagioni, ci si chiede se la Formula E stia realmente realizzando la sua missione. Secondo Johnny Herbert, ex pilota di Formula 1 e oggi ambasciatore globale del marchio Lola Cars, coinvolto in Formula E con il team Lola Yamaha ABT, il percorso è ancora nelle sue fasi iniziali, sia nelle corse sia nel trasporto stradale.
“Non è ancora del tutto accettata nel mercato delle auto stradali, ma col tempo diventerà la norma, anche in Formula E, perché la tecnologia continuerà a progredire,” ha affermato Herbert. Ha inoltre sottolineato l’impegno della serie nell’esplorare materiali sostenibili, come dimostrato dall’uso di fibra di canapa nella carrozzeria delle vetture.
Innovazione e sostenibilità come guida
La storia recente della Formula E mostra quanto la mobilità elettrica sia avanzata. Nelle prime stagioni (dal 2014 al 2017), i piloti erano costretti a cambiare vettura a metà gara per la scarsa autonomia delle batterie. Oggi una sola auto è sufficiente a completare l’intera distanza.
Julia Pallé, vicepresidente per la sostenibilità della Formula E, evidenzia come la missione della serie sia duplice: promuovere l’elettrificazione e contribuire al progresso umano sostenibile, dimostrando come la tecnologia possa risolvere problemi reali.
“Siamo ottimisti tecnologici,” ha dichiarato. “Vogliamo ispirare le persone all’adozione dell’elettrico. Le innovazioni si concentrano principalmente sul software delle batterie e sui sistemi di trazione, cercando di superare le barriere che frenano i consumatori.”
Un esempio concreto è il tema della ricarica, spesso visto come ostacolo all’acquisto di veicoli elettrici. Per evidenziare i progressi in questo campo, la Formula E ha introdotto lo scorso anno il “Pit Boost”: una sosta ai box di 30 secondi in grado di fornire una ricarica ultraveloce che aggiunge il 10% di energia alla batteria.

Tour de France: Trionfo di Paret-Peintre sul Mont Ventoux
Una Vittoria Memorabile per la Francia
Valentin Paret-Peintre ha mantenuto la calma sotto il sole cocente e ha regalato alla Francia la sua prima vittoria nell’edizione attuale del Tour de France, imponendosi nell’impegnativa sedicesima tappa con arrivo sulla temibile vetta del Mont Ventoux.
Sprint Finale Decisivo e Leadership Confermata
Il corridore della Soudal-Quick Step ha avuto la meglio sull’irlandese Ben Healy grazie a uno sprint mozzafiato proprio sul “Gigante della Provenza”. Nel frattempo, Tadej Pogacar ha conservato la maglia gialla di leader, riuscendo a non perdere mai di vista il suo principale rivale, Jonas Vingegaard, durante la lunga ascesa di 21,5 chilometri con una pendenza media del 7,5%.
Nel computo generale, il campione in carica Pogacar ha incrementato il suo vantaggio di altri due secondi, portando il margine su Vingegaard a 4 minuti e 15 secondi grazie a uno sprint finale in salita in cui ha avuto la meglio sul danese. Il tedesco Florian Lipowitz, che non è riuscito a seguire Vingegaard nell’attacco lanciato a circa 9 km dal traguardo, rimane terzo a 9 minuti e 3 secondi, consolidando la sua posizione rispetto all’inglese Oscar Onley, ora quarto a 2 minuti e 1 secondo di distacco.
La Strategia Vincente di Paret-Peintre
Dopo il traguardo, Paret-Peintre ha raccontato alla televisione francese tutta la sua emozione: “È qualcosa di straordinario, ma non era questo il piano iniziale! Credevo davvero che Pogacar volesse vincere oggi e che avrebbe controllato la corsa. Mi sono detto che, se ci fosse stato un gruppo numeroso, avrei potuto farne parte, ma non mi ero focalizzato troppo sulla partenza, pensando che la giornata sarebbe stata buona per una fuga.”
La svolta è arrivata quando Paret-Peintre ha visto chi lo accompagnava nell’azione decisiva. “Quando ci siamo trovati davanti con Sivakov e un altro corridore dell’UAE, ho capito che loro avrebbero giocato le loro carte, quindi noi dovevamo fare altrettanto. Mi sentivo in grande forma e, avendo due compagni di squadra, ho capito che potevo davvero puntare al successo.”
Una Vittoria Carica di Emozioni
Il francese ha sottolineato la straordinarietà della sua impresa: “Non riesco a crederci! Vincere una tappa al Tour è già incredibile, ma farlo sul Mont Ventoux ha un sapore ancora più speciale. Negli ultimi metri mi ripetevo che non potevo mollare, nemmeno negli ultimi cento metri quando Ben Healy sembrava imprendibile. Mi sono detto che dovevo provarci fino in fondo, senza arrendermi.”
Vingegaard Determinato a Rilanciare la Sfida
Jonas Vingegaard, dal canto suo, ha commentato la tappa riconoscendo la forza di Pogacar: “Oggi mi sono sentito davvero bene e sono soddisfatto delle sensazioni. Anche se non sono riuscito a guadagnare tempo, torno a casa con una grande motivazione. Il nostro obiettivo era inserire qualcuno nella fuga e tutta la squadra ha dato il massimo. Ognuno ha fatto la sua parte in maniera esemplare, quindi voglio ringraziare tutti i miei compagni.”
“Pogacar ha risposto a ogni mio attacco, e io ho fatto altrettanto con lui. Non ho visto particolari punti deboli oggi, ma almeno questa tappa mi dà fiducia. Come ho detto, continuerò a provarci.”

Inter supera l’Empoli con una prodezza di Dimarco: i nerazzurri restano in vetta
L’Inter continua la sua marcia perfetta in Serie A conquistando la quinta vittoria consecutiva, questa volta sul campo dell’Empoli, grazie a uno splendido gol di Federico Dimarco nella ripresa. La squadra di Simone Inzaghi consolida così il primato in classifica, salendo a quota 15 punti, mentre i toscani restano ancora fermi a zero, senza aver segnato alcuna rete nelle prime giornate di campionato.
Primo tempo: dominio Inter, ma il gol non arriva
Sin dai primi minuti la squadra nerazzurra impone il proprio ritmo, schiacciando l’Empoli nella propria metà campo. Frattesi e Calhanoglu provano a sorprendere Berisha dalla distanza, ma senza fortuna. L’occasione più clamorosa arriva con un colpo di testa di Darmian, fermato sulla linea da Ismajli, mentre Dimarco e Thuram sfiorano il vantaggio in più di un’occasione. L’Inter crea molto ma trova davanti a sé una difesa avversaria attenta e ben organizzata. Un gol di Thuram viene annullato dal VAR per fuorigioco dopo una deviazione di Frattesi. Nei minuti finali della prima frazione, anche Frattesi e Bastoni provano la soluzione personale, ma il punteggio resta inchiodato sullo 0-0.
Ripresa: decide una magia di Dimarco
Nella ripresa l’Inter continua a premere e al 51’ arriva il gol decisivo: sugli sviluppi di un calcio d’angolo la palla viene respinta dalla difesa dell’Empoli ai limiti dell’area, dove Dimarco si coordina e lascia partire un potente destro di esterno che si insacca sotto la traversa, rendendo vano il tentativo di Berisha. Subito dopo, i nerazzurri sfiorano il raddoppio ancora con Dimarco e Thuram, ma la mira non è precisa.
Empoli in crescita nel finale, Inter in dieci uomini
Dopo il vantaggio subito, l’Empoli cerca di reagire. Ranocchia su punizione impegna Sommer, che deve volare per deviare la palla sopra la traversa. I cambi operati da Zanetti danno maggiore vivacità ai padroni di casa, che negli ultimi minuti provano a spingere alla ricerca del pareggio. L’Inter deve anche gestire l’inferiorità numerica per un problema muscolare occorso ad Arnautovic, costretto a uscire dal campo quasi in lacrime quando le sostituzioni erano già state effettuate. Nei sei minuti di recupero, la squadra di Inzaghi si chiude in difesa e resiste agli assalti finali dei toscani.
Situazione di classifica e prossimi impegni
Con questa vittoria l’Inter resta a punteggio pieno, staccando il Milan di tre lunghezze. L’Empoli, invece, rimane ancora a secco sia di punti che di reti segnate, e sarà chiamato a cercare la svolta nel prossimo turno contro la Salernitana. L’Inter tornerà invece in campo a San Siro, dove ospiterà il Sassuolo nel turno infrasettimanale.
Una partita sofferta e combattuta, risolta da un gesto tecnico di grande qualità che conferma la forza e la maturità della squadra nerazzurra in questa prima fase di stagione.

Messi rallenta, ma resta decisivo: Inter Miami agli ottavi, ora sfida il PSG
Un duello tra generazioni
Durante la fase a gironi del Mondiale per Club, Lionel Messi e il giovane talento brasiliano Estêvão Willian si sono affrontati in un atteso scontro tra passato e futuro del calcio mondiale. Estêvão, soprannominato “Messinho” per il suo stile di gioco che ricorda l’argentino, è destinato a trasferirsi al Chelsea e rappresenta una delle grandi speranze del Brasile. Ma quando martedì sera il “piccolo Messi” ha incontrato il “grande Messi” e il suo Inter Miami, le differenze sono emerse chiaramente.
La classe senza velocità
Nonostante i suoi 38 anni appena compiuti e una velocità ormai ridotta, Lionel Messi ha dimostrato come l’intelligenza tattica e la tecnica sopraffina possano ancora fare la differenza. Il fuoriclasse argentino ha incantato con la sua capacità di nascondere il pallone agli avversari come un abile prestigiatore e di trovare spazi invisibili ai più.
Suárez ancora protagonista
Inter Miami ha pareggiato 2-2 contro Palmeiras, risultato sufficiente per garantire il passaggio del turno a entrambe le squadre. Per i nordamericani, decisivo è stato Luis Suárez. L’attaccante uruguaiano, coetaneo di Messi, ha prima servito un assist col petto al 16° minuto, poi ha segnato una splendida rete al 65°, sfruttando tutta la sua esperienza per superare due difensori e infilare il portiere avversario, sfidando i limiti fisici dell’età.
La rimonta del Palmeiras
Nonostante una difesa brasiliana spesso disattenta, Palmeiras si è risvegliato nel finale di gara. I gol di Paulinho e Mauricio all’80° e all’87° minuto hanno ribaltato il risultato, permettendo ai sudamericani di chiudere al primo posto del girone. Inter Miami, invece, si è dovuta accontentare del secondo posto, ottenuto solo grazie all’intervento diretto del presidente FIFA, che aveva garantito la partecipazione del club statunitense al torneo.
Messi sfida il suo passato
Il secondo posto nel girone ha riservato a Messi un incrocio dal sapore speciale: agli ottavi, affronterà il suo ex club, il Paris Saint-Germain, vincitore dell’ultima Champions League. Per la prima volta nella sua carriera, Messi parte da sfavorito contro una squadra che conosce bene. Il match di domenica sarà carico di emozione anche per la presenza in panchina di Luis Enrique, allenatore con cui Messi ha conquistato il Triplete al Barcellona nel 2015.
Frustrazione e rabbia dopo il pari
Nonostante la qualificazione, il pareggio ha lasciato l’amaro in bocca all’argentino. A fine gara, Messi ha lanciato la maglia a terra e ha abbandonato il campo in silenzio, rivelando un fisico ancora scolpito che ha fatto impazzire il pubblico femminile. Le reazioni in tribuna sono andate dai cori di auguri per il suo compleanno a una proposta di matrimonio da parte di un’anziana tifosa entusiasta.
Parla Mascherano
Il tecnico di Inter Miami, Javier Mascherano, non ha mostrato preoccupazione per la sfida con il PSG: “Affronteremo anche questa gara con serietà e umiltà, proprio come abbiamo fatto finora. Questo è un momento storico per la MLS: siamo tra le 16 migliori squadre al mondo”, ha dichiarato il 41enne allenatore argentino, ex compagno di Messi ai tempi del Barcellona.
Verso un ottavo infuocato
Domenica, alle 18:00, Messi ritroverà il club che ha lasciato tra alti e bassi. La posta in palio è altissima e, sebbene la sua brillantezza atletica non sia più quella di un tempo, la sua visione di gioco potrebbe ancora una volta cambiare il destino di una partita. Tuttavia, contro un PSG pieno di energia e fame di vittorie, la lentezza potrebbe essere un limite difficile da superare.

Juventus travolge la Salernitana 6-1 e vola ai quarti di Coppa Italia
Prestazione dominante quella della Juventus, che allo Stadium supera con un netto 6-1 la Salernitana e si qualifica ai quarti di finale di Coppa Italia, dove affronterà il Frosinone, reduce dalla sorprendente eliminazione del Napoli. Per la squadra di Inzaghi, una serata da dimenticare, segnata da un buon inizio ma seguita da un crollo totale sotto i colpi bianconeri.
Salernitana subito in vantaggio, ma la Juve reagisce
La partita parte con un colpo di scena: al primo minuto Gatti sbaglia un disimpegno servendo Ikwuemesi in area, che non perdona e porta la Salernitana in vantaggio. La reazione juventina è però immediata. Al 12’ arriva il pareggio firmato da Miretti, ben assistito da Cambiaso. Lo stesso Cambiaso si prende la scena al 35’, segnando il gol del 2-1 con un preciso mancino su torre di Danilo, completando la rimonta già nel primo tempo.
Ripresa tutta a tinte bianconere
Nella ripresa, la Juventus dilaga. Al 54’ Rugani approfitta di una corta respinta di Fiorillo su colpo di testa di Milik e insacca per il 3-1. Il dominio si fa totale e i bianconeri non alzano mai il piede dall’acceleratore. Al 75’ Yildiz, appena entrato, innesca l’autogol di Bronn, sfortunato nel deviare nella propria rete il pallone dopo una parata del proprio portiere.
Yildiz e Weah sigillano il trionfo
Yildiz continua a incantare: all’88’ parte in progressione dalla sinistra, salta tre difensori e firma il quinto gol juventino con una conclusione precisa sotto l’incrocio. Non è finita: nei minuti di recupero arriva anche la firma di Timothy Weah, che con una sassata da fuori area colpisce la parte bassa della traversa e chiude il match sul definitivo 6-1.
Una Juve cinica e spettacolare
La Juventus ha mostrato cinismo, fluidità e varietà nel gioco, sfruttando a pieno le corsie laterali e mettendo in evidenza una panchina di alto livello. Tra i migliori in campo Cambiaso, autore di un gol e un assist, e il giovane Yildiz, decisivo con giocate di qualità e grande personalità.
Salernitana travolta nella ripresa
La squadra campana, dopo un buon approccio iniziale, si è disunita sotto la pressione costante dei padroni di casa. Il tecnico Inzaghi ha cercato di cambiare volto alla gara con numerose sostituzioni, ma la reazione non è mai arrivata. Ora i granata dovranno ricaricare le energie in vista della prossima sfida di campionato, proprio contro la Juventus, questa volta allo stadio Arechi.
Le sostituzioni e il contributo della panchina
Massimiliano Allegri ha dato spazio a molti giocatori della rosa, inserendo nel corso del match Weah, Yildiz, Vlahović, Nonge e Kostić, tutti protagonisti attivi. Dall’altra parte, Inzaghi ha effettuato ben cinque cambi, ma nessuno è riuscito a invertire l’inerzia della gara.