Calcio

Serie A, la Lazio batte il Napoli 2-1 al Maradona: prima vittoria stagionale per i biancocelesti

La Lazio conquista i primi tre punti della stagione superando il Napoli per 2-1 allo Stadio Diego Armando Maradona. Una prestazione solida, segnata da giocate di qualità e due gol annullati, permette agli uomini di Maurizio Sarri di uscire vittoriosi da una trasferta difficile, rilanciandosi in campionato.

Il match si sblocca al 30° minuto grazie a un vero colpo di genio di Luis Alberto, che sorprende tutti con un colpo di tacco vincente su assist di Felipe Anderson. Il vantaggio laziale dura appena due minuti: al 32′, Zielinski riporta il punteggio in parità con un tiro dalla distanza deviato in modo decisivo da Romagnoli, che inganna Provedel.

Il primo tempo si chiude sull’1-1, con il Napoli che mantiene il possesso palla per il 57,8% del tempo e crea 13 occasioni, di cui 4 nello specchio della porta. La ripresa si apre senza sostituzioni, ma con grande intensità da entrambe le squadre.

La rete decisiva arriva al 52’: ancora una volta Felipe Anderson è protagonista con una giocata sulla fascia, Luis Alberto lascia passare il pallone con un velo intelligente e Kamada si inserisce in area, trafiggendo Meret con un sinistro angolato per l’1-2.

Nel corso del secondo tempo, la Lazio si vede annullare due gol per fuorigioco: uno a Zaccagni al 67° minuto e l’altro a Guendouzi al 73°, entrambi annullati correttamente dal VAR. Il Napoli, dal canto suo, prova a reagire con Osimhen e Lindstrom, ma senza riuscire a trovare la via del pareggio.

Nel finale, Sarri opta per una serie di cambi tattici: dentro Guendouzi, Pedro, Isaksen, Pellegrini e Castellanos per dare freschezza e consolidare il vantaggio. Anche Garcia risponde dalla panchina inserendo Lindstrom, Raspadori, Mario Rui e Simeone per cercare il gol del 2-2, ma senza successo.

Tra le occasioni più pericolose dei padroni di casa, si segnala quella al 90’+6: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Juan Jesus trova la deviazione, ma Pellegrini salva la porta. Lindstrom ci prova nel prosieguo dell’azione, ma la conclusione finisce alta.

Dopo nove minuti di recupero, l’arbitro Colombo fischia la fine dell’incontro: la Lazio vince 2-1 grazie ai gol di Luis Alberto e Kamada, mentre per il Napoli si tratta della prima sconfitta stagionale.

Nel prossimo turno, il Napoli sarà impegnato in trasferta contro il Genoa, mentre la Lazio affronterà la Juventus a Torino.

Basket

Mavs e Warriors Stabiliscono un Record Storico di Triple con il Ritorno di Klay Thompson nella Baia

Il ritorno di Klay Thompson nella Bay Area è stato speciale in molti modi. La guardia dei Dallas Mavericks ha approfittato del viaggio per visitare il suo vecchio quartiere a East Bay, cenare a casa di un amico e fare un giro nei luoghi storici della sua carriera, come il centro di Oakland e l’Oakland Arena, una volta conosciuta come Oracle Arena.

“È stato molto surreale”, ha confessato Thompson riguardo al suo ritorno per affrontare i Golden State Warriors, la sua ex squadra. “Avevo 21 anni quando sono arrivato qui e rivedere ‘The City’ e ‘The Town’ è sempre speciale. Ho tanti bei ricordi legati a questi posti.”

Thompson ha fatto la differenza nella vittoria dei Mavericks per 143-133 contro Golden State, nel secondo scontro stagionale tra le due squadre. Ha segnato 29 punti, centrando 7 triple su 11 tentativi, contribuendo a uno spettacolo che ha visto Warriors e Mavericks combinare 48 triple, un nuovo record nella storia della NBA.

“Abbiamo concesso 46 punti nel primo quarto e da lì in poi abbiamo inseguito per tutto il resto della partita”, ha dichiarato Steve Kerr, allenatore dei Warriors. “Non credo di aver mai visto un tabellino così. Abbiamo segnato 27 triple su 54 tentativi, distribuito 39 assist e commesso solo 10 palle perse, ma sembrava che non fossimo mai davvero in partita.

“Abbiamo ridotto lo svantaggio a cinque punti un paio di volte, ma loro hanno controllato la partita dall’inizio alla fine. Nel basket moderno è tutto diverso. Dieci anni fa, con queste statistiche, avremmo vinto di 20 o 30 punti.”

I Warriors non sono riusciti a contenere Luka Doncic, che ha chiuso con 45 punti, 13 assist, 11 rimbalzi, 3 recuperi e 2 stoppate. Thompson, dal canto suo, ha sfruttato al meglio le sue opportunità, conquistando l’applauso del pubblico quando è stato annunciato tra i titolari dei Mavericks.

La sua prestazione complessiva è stata eccellente: 9 tiri segnati su 14 tentativi, dimostrando di sentirsi più a suo agio rispetto alla partita precedente del 12 novembre, quando aveva affrontato Golden State per la prima volta dopo aver trascorso l’intera carriera con i Warriors, che lo avevano selezionato con l’11ª scelta del Draft 2011.

Quella sera fu un’emozione indescrivibile per Thompson, accolto calorosamente dai dipendenti dei Warriors e dal pubblico del Chase Center, con numerosi spettatori che indossavano il celebre cappello da capitano, simbolo della sua passione per la navigazione. Quella volta segnò 22 punti, con un 7 su 17 dal campo e 6 triple, ma i Mavericks persero 120-117.

Questa volta, i cappelli da capitano erano meno numerosi sugli spalti, ma l’atmosfera rimaneva speciale. “Molto più semplice questa volta”, ha ammesso Thompson. “Non vedere tutti quei cappelli mi ha aiutato. Mi sono sentito più a mio agio rispetto alla prima partita qui.”

I Mavericks hanno vinto 12 delle ultime 14 partite, mentre i Warriors, dopo un inizio di stagione brillante con un record di 12-3, hanno perso otto delle ultime dieci sfide.

Per Golden State c’è però una buona notizia: l’acquisizione del playmaker Dennis Schroder tramite una recente trade ufficializzata domenica. Schroder è atteso per le visite mediche e il primo allenamento con la squadra martedì.

Con l’addio di Thompson, i Warriors erano alla ricerca di un nuovo realizzatore da affiancare a Stephen Curry. Nel frattempo, Thompson continua ad adattarsi alla sua nuova squadra e alla sua nuova vita, il che include anche marcare Curry ogni volta che si trovano di fronte.

“È diverso, ma mi sto abituando ogni volta che ci affrontiamo”, ha detto Thompson riguardo al difendere contro Curry. “Abbiamo giocato spesso uno contro uno in allenamento. È sempre un onore affrontare i migliori giocatori. È bello poter dire di aver marcato Steph, così come ho fatto con Kobe [Bryant] e KD [Kevin Durant]. È un’altra storia da raccontare.”

Anche Curry, il leggendario “Splash Brother” di Thompson, ha segnato sette triple nella partita, facendo entrare entrambi nella storia della NBA. Sono diventati i primi due giocatori a realizzare sette o più triple nella stessa partita sia come compagni di squadra che come avversari.

Sport

La Stagione 2025 di NASCAR: I Posti in Cup si Ridimensionano mentre la Stagione 2024 Volge al Termine

Con tre gare rimaste prima dei Playoff della NASCAR Cup Series 2024, i posti per la stagione 2025 si stanno rapidamente esaurendo dopo i recenti rinnovi contrattuali di Erik Jones e Daniel Suarez.

Con la gara inaugurale dei Playoff della NASCAR Cup Series 2024 a meno di un mese di distanza, diversi piloti hanno già definito i loro piani per la prossima stagione, sia che si tratti di un rinnovo contrattuale, di una firma con un nuovo team, o semplicemente di un altro anno con un accordo preesistente.

L’annuale periodo di cambiamenti e trasferimenti arriva con una nuova svolta in questa off-season: l’accordo di charter della NASCAR Cup Series. L’ente organizzatore sta ancora lavorando per raggiungere un nuovo accordo con la Race Team Alliance (RTA), che determina in particolare la ripartizione dei ricavi tra i team, i circuiti e la NASCAR stessa.

Tra le disposizioni riportate c’è una clausola che limiterebbe i team ad avere solo tre charter della NASCAR Cup Series, con un’eccezione per Joe Gibbs Racing e Hendrick Motorsports, che secondo il nuovo accordo verrebbero accettati con quattro charter.

Al momento, la notizia più rilevante del ciclo della stagione folle è stata l’imminente chiusura dello Stewart-Haas Racing, che scioglierà il suo programma a quattro vetture della NASCAR Cup Series e venderà i suoi charter una volta terminata la stagione a Phoenix.

Gene Haas, co-proprietario dello Stewart-Haas Racing, manterrà un charter per schierare una sola vettura della NASCAR Cup Series sotto il nome di Haas Factory Team. Il campione in carica della Xfinity, Cole Custer, guiderà la No. 41, che avrà un’alleanza tecnica con RFK Racing.

Nel frattempo, tre dei quattro attuali piloti della NASCAR Cup Series di Stewart-Haas Racing hanno trovato posti per la stagione 2025. Chase Briscoe sostituirà Martin Truex Jr. nella Toyota Camry XSE No. 19 per Joe Gibbs Racing, a partire dal 2025, con la sponsorizzazione di Bass Pro Shops.

Josh Berry sostituirà Harrison Burton nella Ford Mustang No. 21 per Wood Brothers Racing, dopo tre stagioni deludenti per l’organizzazione. Berry sperava di portare Rodney Childers con sé nella sua nuova avventura, ma ciò non accadrà. Nessun capo squadra è stato ancora annunciato.

Infine, Noah Gragson è stato assunto da Front Row Motorsports per guidare una delle tre vetture della NASCAR Cup Series del team nel 2025. Il team ha confermato l’acquisizione di un terzo charter meno di un giorno dopo l’annuncio della notizia dello SHR. Todd Gilliland continuerà con il team, mentre per la terza vettura i favoriti sembrano essere Zane Smith, Sam Mayer e Chandler Smith.

Formula E

Sei dilemmi sul calendario da risolvere per la Formula E 2025

Formula E dovrebbe aver quasi completato i suoi accordi per stabilire il calendario 2024/25 questa settimana, prima della sua presentazione alla FIA poco prima di essere ratificato nella riunione del Consiglio Mondiale del Motorsport il mese prossimo.

Formula E vuole iniziare la prossima stagione alla fine dell’anno solare 2024 per tornare al calendario che attraversa l’anno, come era abituata a fare prima del COVID.

Le ragioni di questa strategia sono principalmente due: consentire un maggior numero di gare in un periodo di circa sette mesi e massimizzare il tempo quando ci sono meno altre competizioni automobilistiche.

Pertanto, si punta a un inizio a dicembre, probabilmente a San Paolo, il che significherebbe due eventi di Formula E nella più grande metropoli del Brasile nel 2024, dato che la gara dell’attuale stagione lì si è svolta a marzo.

Ma non è semplice. Non perché San Paolo sia un luogo particolarmente difficile per organizzare una gara; in effetti, il Sambodromo nel distretto di Anhembi è uno dei luoghi più semplici da gestire secondo gli standard della Formula E.

La difficoltà principale risiede nel fatto che, in un dicembre ideale, non ci sarebbe anche una gara di Formula 1 (c’è, ad Abu Dhabi, il 7 dicembre) e non ci sarebbe la scintillante cerimonia dei premi FIA a Kigali in Ruanda (c’è, il 14 dicembre).

Quest’ultimo evento è particolarmente problematico a causa dell’insistenza dell’ente governativo di avere i suoi campioni presenti nella serata in cui consegna tutti i suoi trofei. Questo ha causato un bel grattacapo agli esecutivi della Formula E mentre mettono insieme il calendario.

L’ultima novità è che la gara di San Paolo probabilmente si terrà il 7 dicembre e la Formula E accetterà semplicemente una sovrapposizione con il weekend finale della F1, anche se nulla è ancora definitivo.

Seguirà la tradizionale data di metà gennaio per Città del Messico per iniziare il 2025, seguita dal primo doppio appuntamento della stagione a Diriyah, sia alla fine di gennaio che a febbraio.

Miami, Portland o entrambi?

La questione degli Stati Uniti è complicata per la Formula E.

Deve avere almeno un evento negli Stati Uniti nel suo calendario e attualmente si trova a Portland. Anche se è stato perlopiù per necessità e non per scelta, l’evento di Portland è stato in realtà un successo quando ha fatto il suo debutto nella Formula E lo scorso giugno e ha un altro slot il mese prossimo nel calendario attuale.

Se sarà sufficiente per mantenere Portland per il 2025 è discutibile, ma sembra esserci la possibilità di un terzo evento, sebbene l’emergere di una possibile gara all’impianto di Homestead a sud di Miami sembri prendere il sopravvento.

Se la Formula E scegliesse solo una gara negli Stati Uniti, allora la sede NASCAR e talvolta IndyCar – che ha anche un circuito interno – sembra essere favorita. È stato a Homestead che la Formula E ha condotto un evento mediatico nel marzo 2015 quando il fondatore e presidente Alejandro Agag, tra gli altri, si è divertito con una vettura Gen1.

Le relazioni tra Formula E Holdings e il presidente di Homestead, Al Garcia, sono forti e si dice che le discussioni recenti siano state fruttuose.

Tuttavia, l’entusiasmo nel paddock è misto. Homestead è piuttosto lontano da Miami e l’area circostante a est dell’impianto è prevalentemente rurale, situata tra le Southern Glades.

Ma la Formula E ha prove da questa stagione che la posizione non è la priorità principale per gli organizzatori. Misano e Shanghai sono almeno a un’ora dai principali centri urbani e, sebbene i produttori non siano entusiasti di queste sedi, la Formula E sta chiaramente bilanciando alcuni aspetti del suo calendario in relazione ai costi e alla fattibilità, con lo spostamento dalle strade di Roma a Misano come caso di studio chiave.

Ma potrebbe essere possibile qualcosa di più attraente e più vicino al cuore di Miami? Si ritiene che alcuni colloqui si siano svolti anche con uno stadio all’interno di Miami stessa, sebbene sia probabile che questo sarà più per il 2026 che per il prossimo anno.

Calcio

L’Arsenal unisce progresso e storia con un altro 1-0 a Old Trafford

Sotto il ruggito dei tuoni e la pioggia che martella il tetto, i luoghi delle passate glorie dell’Arsenal — Anfield, White Hart Lane, Stamford Bridge e, sì, Old Trafford — sono stati proclamati ad alta voce.

“Nessun altro può dire lo stesso,” proclamava una marea di sagome in un angolo della casa del Manchester United.

Se le note alte sembravano un po’ più forzate questa volta, è probabile che l’aggiunta dell’Emirates a quella lista domenica prossima fosse finalmente sorta nella loro mente.

Storicamente, una vittoria dell’Arsenal a Old Trafford è sempre stata significativa, con i tre punti in questo stadio che preannunciano le glorie di primavera.

L’Arsenal ha seguito attentamente quella eredità domenica, approfittando della lentezza di Casemiro per segnare un gol, significando che le ultime sette vittorie in campionato in questo campo, che coprono 39 anni, sono state tutte per 1-0.

La vittoria del novembre 2020 era importante per l’orgoglio e un senso di progresso nel primo anno di Arteta, terminando una lunga serie di partite senza vittorie che risaliva al gol di Emmanuel Adebayor nel 2006. In epoche precedenti, tuttavia, il confronto è stato significativo nel deviare il momento delle corse al titolo verso il nord di Londra.

C’era il 2002 quando il rimbalzo di Sylvain Wiltord conquistò il titolo contro la squadra di Sir Alex Ferguson nella penultima partita della stagione; il 1998 quando inseguivano il United ma uscirono rinforzati dal tiro tardivo di Marc Overmars e andarono a vincere il loro primo titolo in sette anni per un solo punto; il 1990 quando Anders Limpar ingannò Les Sealey da un calcio d’angolo corto per spuntarla in una partita notoriamente carica di tensione e spianare la strada all’Arsenal.

Nel 2024, inseguendo il nastro trasportatore calcistico di Pep Guardiola, il gol di Leandro Trossard occupa un posto elusivo nello spettro emotivo.

Enorme ma misurato, Martin Odegaard ha guidato la sua squadra verso il rumore al fischio finale in quello che è stato più un trascinamento formazionale che il salto selvaggio a cui siamo abituati dopo le grandi vittorie in trasferta.

Come incarnato da Kai Havertz che si piega in due al fischio finale, semplicemente non rimaneva energia in riserva, né la capacità emotiva per tale esuberanza.

Questo era il lavoro fatto ma, sebbene il senso di resistere solo alla futilità per un’altra settimana permanga, i tifosi dell’Arsenal hanno scelto di vivere il momento e brindare a “Trossard ancora, ole ole”.

Un’altra lezione magistrale di William Saliba, dopo le sue esibizioni da uomo partita ad Anfield e all’Etihad, il suo pezzo gladiatorio di difesa uno contro uno contro Ajelandro Garnacho ha aiutato l’Arsenal a ottenere l’undicesimo clean sheet in trasferta in campionato — a solo uno dal record della Premier League stabilito dal Chelsea nella stagione 2008-09.

Basket

NBA: Boston domina, Denver sconfitto. Rimonta dei Clippers, Lakers vincenti senza LeBron

Nella NBA si è vissuta una serata intensa con 13 partite in programma prima dell’All-Star Game. I Boston Celtics hanno brillato, sconfiggendo i Nets (136-86) e consolidando il loro primato nella Eastern Conference. Nel frattempo, i Denver Nuggets hanno subito una sconfitta contro i Sacramento Kings, confermando la loro difficoltà contro questa squadra. I Los Angeles Clippers hanno effettuato una rimonta contro i Golden State Warriors, vincendo per 130-125 nonostante l’espulsione del loro allenatore. I Lakers, senza LeBron James, hanno comunque ottenuto una vittoria sui Jazz con un’ottima prestazione da parte di Anthony Davis e Rui Hachimura. I Pistons sono stati sconfitti, nonostante i 18 punti segnati da Fontecchio. Altri risultati positivi sono stati registrati per Miami, Phoenix, Orlando e Dallas.

Nei dettagli della partita tra i Golden State Warriors e i Los Angeles Clippers, i Warriors hanno interrotto la loro striscia di vittorie, perdendo dopo aver avuto un vantaggio di 14 punti nel quarto periodo. I Clippers hanno compiuto una notevole rimonta, vincendo 130-125 nonostante l’espulsione del loro allenatore Tyronn Lue. James Harden è stato il trascinatore con 26 punti, seguito da George con 24 e Powell con 21. Russell Westbrook ha segnato i due punti decisivi ai liberi dopo un fallo commesso da Klay Thompson. Curry è stato il migliore per i Warriors con 41 punti, ma non è riuscito a evitare la sconfitta.

Nella partita tra i Denver Nuggets e i Sacramento Kings, i Nuggets sono stati sconfitti per la seconda volta in pochi giorni dai Kings, nonostante un buon inizio. I Kings hanno effettuato una rimonta vincente nel secondo tempo, con De’Aaron Fox che ha segnato 15 dei suoi 30 punti nell’ultimo quarto. Anche se i Nuggets hanno avuto una buona prestazione da parte di Gordon e Porter Jr, Jokic è stato deludente con solo 15 punti. I Nuggets subiscono così la loro terza sconfitta consecutiva.

Nel match tra i Boston Celtics e i Brooklyn Nets, i Celtics hanno dominato dall’inizio alla fine, vincendo per 136-86. Senza Jaylen Brown e Horford, i Celtics hanno comunque ottenuto una netta vittoria, con Pritchard e White che hanno guidato la squadra con 28 e 27 punti rispettivamente. Nei Nets, solo Watford è riuscito a raggiungere i doppi numeri con 15 punti.

Nella partita tra gli Orlando Magic e i New York Knicks, i Magic hanno vinto per 118-100 grazie a una grande prestazione di Paolo Banchero, autore di 36 punti. Anche se Jalen Brunson ha segnato 33 punti per i Knicks, non è stato sufficiente per evitare la sconfitta. I Magic ora si trovano al sesto posto a Est, mentre i Knicks continuano a lottare con molte assenze.

Rugby

Francia vs Italia alla Rugby World Cup: Le Sfide Della Formazione Francese Tra Infortuni

La formazione dei Bleus, che affronterà l’Italia, è ancora in sospeso, ma indiscrezioni provenienti dai media indicano che Galthiè farà affidamento sui migliori giocatori disponibili.

La Francia, al momento, non è ancora matematicamente qualificata per i quarti di finale, e l’incontro con gli Azzurri si presenta come cruciale per evitare una delusione non prevista all’inizio del torneo.

Il percorso di preparazione alla RWC e le partite del girone sono state segnate da numerosi infortuni, alcuni meno gravi e altri più seri. Ntamack, Baille, Willemse e Danty sono stati colpiti durante i test estivi, mentre Marchand, Boudehent e Dupont si sono infortunati contro Nuova Zelanda e Namibia.

La frattura allo zigomo di Antoine Dupont ha ulteriormente complicato la situazione per lo staff francese, anche se possono contare su una squadra profonda e di alta qualità.

Tutti gli occhi sono puntati sul capitano, che sarà assente contro l’Italia. Dupont è tornato ad allenarsi, ma prima di una nuova valutazione il 9 ottobre, non parteciperà a impegni ufficiali, come spiegato dal responsabile medico della Francia, Bruno Boussagol.

“Antoine rimarrà con noi fino alla partita di Lione, e poi ci sarà la visita dal suo chirurgo il 9 ottobre. Sarà il suo ultimo controllo prima del giudizio finale sulla sua disponibilità per la settimana successiva, in caso di qualificazione ai quarti di finale.”

Anche se ottenesse il via libera medico, il suo ritorno sarebbe graduale. Il parere del chirurgo sarà solo il primo passo, e successivamente sarà fondamentale valutare la sua reazione fisica. Infine, gli allenatori dovranno decidere se schierare Dupont per un potenziale quarto di finale.

Julien Marchand è ancora fuori gioco a distanza di un mese dall’infortunio al tendine del ginocchio contro gli All Blacks. Il suo recupero sembra richiedere ulteriore tempo, con un’assenza potenziale di 15 giorni dalle competizioni.

Notizie più positive arrivano per Paul Boudehent e Dorian Aldegheri. Boudehent, sostituito a causa di una commozione cerebrale, è ora pronto a tornare dopo aver superato i protocolli di valutazione. Aldegheri, che ha lavorato separatamente, sembra sempre più probabile che sia presente contro l’Italia.

Calcio

Lukaku verso la Roma: Friedkin e Pinto a Londra per concludere l’affare

Un’opportunità sorprendente si è materializzata nel mondo del calcio. Quello che un tempo sembrava un sogno distante è ora a portata di mano. Il Chelsea ha espresso interesse a concedere in prestito il talentuoso Romelu Lukaku alla Roma, dando vita a una trattativa che ha tenuto la squadra giallorossa impegnata in segreto negli ultimi giorni. Tuttavia, le luci sul palcoscenico si sono improvvisamente accese, tutte puntate sul maestoso calciatore belga.

Il proprietario della Roma, Dan Friedkin, è entrato direttamente in gioco, avviando conversazioni personali con Todd Boehly, il capo dei Blues, anch’egli un imprenditore americano. I due stanno tessendo le fila di un accordo che prevede il prestito di Lukaku con una clausola di riscatto. L’anno scorso, Lukaku era stato acquistato per 115 milioni e, al 30 giugno di quest’anno, il suo valore contabile per il Chelsea era sceso a 69 milioni, grazie a due anni di ammortamento. Se la Roma volesse assicurarselo tra un anno, dovrebbe sborsare circa 46 milioni, a meno che i Blues non decidano di accettare una minusvalenza. C’è inoltre da considerare l’ingaggio del giocatore, che ammonta a circa 12 milioni all’anno e che, in caso di un trasferimento effettivo a Roma, prevede che il Chelsea continui a contribuire a una parte del suo stipendio.

Ma cosa ha cambiato le carte in tavola riguardo ai costi di questa operazione? Nel frattempo, l’operazione tra Chelsea e Juventus (coinvolgente uno scambio tra Vlahovic e Lukaku) è sfumata, mentre l’offerta proveniente dall’Arabia è stata respinta. A complicare ulteriormente la situazione, Lukaku stesso ha manifestato interesse a giocare per la Roma. Questo è dovuto in gran parte alla presenza di Mourinho, con il quale ha già lavorato durante il suo periodo al Chelsea e al Manchester United. L’allenatore della Roma è sceso in campo personalmente, contattando Romelu e illustrandogli un ambizioso progetto: formare un tandem d’attacco con Dybala che renderebbe la Roma una squadra competitiva in grado di puntare ai massimi traguardi.

Questa sera, il Chelsea giocherà in casa contro il Luton e, come di consueto, Lukaku sarà fuori dalle strategie di Pochettino. Tuttavia, spettatori d’eccezione saranno presenti allo stadio: Ryan Friedkin e il direttore sportivo della Roma, Tiago Pinto, sono volati a Londra su un volo privato per accelerare le trattative. L’obiettivo è chiudere l’accordo rapidamente, poiché l’idea di un prestito ha catturato l’attenzione di diverse grandi squadre europee. La speranza è quella di far ritorno a Roma con Lukaku a bordo, pronti a dar vita a un nuovo capitolo emozionante nella storia del calcio.

Altri sport

Napoli punto fermo, corsa del gambero delle inseguitrici

Va bene che il Napoli veleggia in perfetta solitudine con 18 punti di vantaggio sulla seconda (Inter) e che ormai, come tutte le cose che vanno bene, non fa più notizia. Però la squadra di Spalletti, dopo 26 giornate di campionato e un passo da predestinata anche in Champions, merita davvero un riconoscimento particolare, che non la solita tiritera sul Napoli che è troppo superiore e fa corsa a sé. Certo che fa corsa a sé, grazie, ma la fa perché ha raggiunto un equilibrio che raramente, in tempi così ondivaghi, si trova in una squadra di calcio.

Prendiamo il 2-0 contro l’Atalanta, che è pur sempre indicativo, essendo la Dea una squadra che non fa sconti a nessuno anche se, ultimamente, sta perdendo qualche colpo di troppo. Ebbene, pur reduce da una caduta ancora fresca, il Napoli se l’è scrollata di dosso come un moschino petulante che ti ronza intorno quando fa caldo. Soprattutto nel primo tempo, infatti, i moschini atalantini, incollandosi alle maglie, stavano riuscendo a imbrigliare il Napoli. Ma ecco nella ripresa la magia che spariglia tutto: prima Osimhen scodella un assist d’oro a Kvarschhelia, poi il georgiano, dopo due sterzate che fanno sedere mezza difesa avversaria, infila la porta con una stoccata che non dà scampo. Una meraviglia, un tocco d’artista degno del Grande Diego Armando, ha sussurrato qualche audace che non teme di nominare il nome di Maradona invano.

Al di là della santità, su cui si può discutere, la prodezza della beata coppia d’attacco Osimhen-Kvaratskhelia ha messo in evidenza il vero valore aggiunto del Napoli. Che ovviamente può contare anche su una invidiabile solidità collettiva, però quei due diavoli messi assieme fanno davvero paura. Insieme hanno realizzato 30 gol, 19 il nigeriano e 11 il georgiano. Ma non basta: la magia è che si integrano alla perfezione aprendo spazi per tutti come dimostra il 2-0 di Rrhamani. Si dirà: quando si hanno due tenori così superbi, cantare bene è facile. Ai due tenori però va aggiunta tutta l’orchestra. Un’orchestra che Spalletti, gli va riconosciuto, dirige a bacchetta come un Muti o un Barenboim. Ultimo aspetto non trascurabile: il Napoli, oltre che sul campo, ha lavorato bene anche come società: in un calcio dove tutti spendono cifre folli, con risultati non sempre brillanti (vedi il fiasco in Europa del Paris Saint Germain), ha ceduto senza timori pezzi da novanta come Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz. Qualcuno li rimpiange? Non si direbbe. E neppure i loro ingaggi andati ad appesantire altre squadre meno risparmiose.

Processo a Inzaghi

Dopo l’ottava caduta in campionato dell’Inter (2-1 a Spezia), il povero Simone Inzaghi è ormai alla sbarra. Pronto ad essere crocefisso come un cristo del Mantegna. Per uscire dall’angolo, il tecnico nerazzurro ha solo una possibilità: superare il Porto raggiungendo il Milan nei quarti di Champions. Impresa non facile perché i portoghesi sono tosti e scaltri e l’esiguo vantaggio dell’andata non consente di contarci troppo. Servirà una prova maiuscola, di quelle che nelle coppe l’Inter, almeno finora, ha saputo tirare fuori. A Porto ci sarà anche il presidente Zhang, molto sensibile al richiamo dei 20 milioni che, passando il turno, andrebbero in cassa.

Oltre che incrociare le dita, Inzaghi deve rimettere a posto un gruppo dove sembra che ognuno faccia i cavoli suoi. A parte il rigore che avrebbe dovuto tirare Lukaku e invece Lautaro se l’è assegnato (sbagliandolo!) come fosse l’ultimo imperatore, il nodo principale sono le troppe sconfitte con squadre meno nobili (Lecce, Bologna, Udinese, Spezia) che denotano una scarsa capacità di star sul pezzo, una preoccupante mancanza di continuità e una difesa troppo fragile (24 reti in trasferta). La società è irritata, i tifosi sconcertatati, le alternative non ben chiare. Già si sogna un Conte Bis, naturalmente inteso come Antonio, che però a Londra, come si è visto contro il Milan, non è che stia facendo dei miracoli. Ma Conte è un po’ come Mourinho Special: un richiamo irresistibile per i tifosi nerazzurri. Rievoca un grande passato che non è detto coincida con un grande avvenire.

La Roma cade col Sassuolo (3-4)

A proposito di Mourinho, e quindi della Roma, brutto passo falso dei giallorossi che all’Olimpico, facendosi superare dal Sassuolo, perdono un’ottima occasione per agganciare l’Inter al secondo posto. La Roma, preceduta dalla Lazio (48), resta quindi quarta (a quota 47) assieme al Milan che però stasera deve ancora giocare a San Siro contro la Salernitana. Un passo falso, quello della Roma, probabilmente favorito dall’eccessivo clamore prodotto da Mourinho con le sue plateali proteste contro i due turni di squalifica confermati dalla Corte sportiva d’appello per i fatti di Cremona dove lo Special One è stato espulso per una lite con il quarto uomo.

Al di là del fatto che anche quest’ultimo abbia sbagliato (è stato infatti deferito), e che a Mourinho non siano state concesse attenuanti, è probabile che il tecnico portoghese, scatenando tutto questo teatrino (il gesto delle manette, gli striscioni bianchi e via infiammando) abbia troppo surriscaldato una squadra già facile a perder la testa, in particolare con gli arbitri. Un conto è motivare i giocatori, un altro è invece accendere la miccia di una polveriera. E Infatti la Roma, al posto di saltare al secondo posto, è caduta sotto i colpi di Laurentiè e Berardi e rimanendo in dieci alla fine del primo tempo per una follia di Kambulla che, scalciando Berardi in area, ha provocato un rigore che lo stesso Berardi ha trasformato nel 3-1. Nella ripresa la partita diventerà una corrida. E nonostante una magia di Dybala, gli emiliani faranno il poker con Pinamonti ben servito dallo scatenato Laurentiè. Nel recupero il 4-3 di Wijnaldum non modifica nulla. Ormai la frittata era fatta.

L’unica fortuna, per Mourinho, è che i concorrenti per la Champions, vanno a passo di lumaca. La Lazio, pareggiando (0-0) col Bologna, ha già frenato il suo slancio dopo il pregievole successo sul Napoli di una settimana fa. L’Atalanta, battuta sabato dai partenopei, è al suo quarto ko in sei partite. Una Juventus distratta batte la Samp (4-2). Insomma, mentre il Napoli vola verso lo scudetto, gli aspiranti a un posto in Champions fanno come i gamberi, un passo avanti e due indietro. Una specie di corsa coi sacchi, dove il più bravo è quello che cade meno. Oggi toccherà al Milan, rivitalizzato dal passaggio ai quarti in Europa. Sarà lo spumeggiante Milan di Londra o quello pavido di Firenze? Chi lo sa, tutto è possibile in questo pazzo pazzo campionato. Anche che alla Juventus, per qualche vizio procedurale, le siano ridati i 15 punti di penalizzazione. In quel caso come nel gioco dell’oca, la squadra di Allegri risalirebbe addirittura al secondo posto, a 53 punti, avendo in serata battuto la Sampdoria per 4-2.

Il momento strano della Juve

Una partita un po’ folle anche questa dove la Juve, in vantaggio di 2 gol dopo mezz’ora (Bremer e Rabiot) si è fatta riagguantare in due minuti dai blucerchiati (Augello e Djuricic) abili a sfruttare il blackout out bianconero probabilmente dovuto alla presenza di tanti giovani millennial come Fagioli, Miretti e il debuttante Barrenechea. Nella ripresa, con l’inserimento di Cuadrado, la Juventus chiude la pratica con un’altra rete di Rabiot e una del giovane Soulè, al primo centro in serie A. La goleada finale non nasconde due fragilità: Vlahovic che non riesce a segnare neppure su rigore (ha preso il palo); e quella strana distrazione collettiva che ha permesso il parziale pareggio ai blucerchiati. Con il Friburgo questo problema, grazie anche al rientro dei big, dovrebbe essere superato. Quanto a Vlahovic e al suo lungo digiuno (non segna da 6 partite), il problema verrà archiviato quando il serbo si darà una calmata. È troppo frenetico, troppo ansioso. Allegri gli dia qualche goccia di valeriana. Presto e bene non vanno insieme.

Altri sport

Clima: Innes Fitzgerald, speranza dell’Inghilterra per la corsa campestre, rinuncia ai Mondiali in Australia per non dover prendere l’aereo

La lunghista Innes Fitzgerald ha annunciato la sua decisione in una lettera alla Federazione britannica di atletica leggera, in cui spiega che “il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza, come per qualsiasi emergenza”.

A 17 anni, detiene il record britannico under 20 nei 3.000 metri e ha appena comunicato alla sua federazione che non parteciperà ai Campionati mondiali di corsa campestre di Bathurst, in Australia, il 18 febbraio, per non dover prendere l’aereo. Rappresentare il mio Paese ai Mondiali in Australia è un privilegio”, ha scritto Innes Fitzgerald in una lettera alla sua federazione pubblicata da Atheltic Weekly. “Quando ho iniziato a correre, era un sogno che diventava realtà gareggiare ai Mondiali, ma è con grande rammarico che devo rifiutare questa opportunità.

Spiega che non vuole sostenere i costi ambientali del viaggio, che può essere fatto solo in aereo. La BBC ha calcolato che un viaggio di andata e ritorno da Londra a Sydney emette 6,7 tonnellate di CO2, solo per un passeggero e su un volo diretto, con scali e decolli che inquinano ancora di più. Naturalmente, sappiamo tutto questo. Ma che cosa facciamo al riguardo? Questa è la domanda che pone Innes Fitzgerald: “Avevo nove anni quando è stato firmato l’accordo sul clima di Parigi. Otto anni dopo, le emissioni di gas serra non solo non sono diminuite, ma sono aumentate. Sapendo questo, non voglio che la mia partecipazione a un concorso comporti il volo, il che significa causare danni alle popolazioni più fragili, al loro modo di vivere, al loro habitat, a tutto ciò che amano”.

“Il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza”.
La decisione non è stata facile. Innes Fitzgerarld non è alla fine della sua carriera, ha un futuro sportivo estremamente promettente davanti a sé, ma vuole aprire un dibattito e dimostrare che la disastrosa impronta di carbonio del mondo dello sport può essere ridotta. A dicembre si è recata ai Campionati europei di Torino, in Italia, in treno e in autobus. Niente auto private, niente aerei. Ed è così che intende viaggiare d’ora in poi, decidendo consapevolmente di non partecipare a nessuna competizione al di fuori dell’Unione Europea.

Ai giornalisti che l’hanno interpellata e che le hanno fatto notare che si trattava di un’esagerazione, o quantomeno di un peccato, ha risposto: “il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza”. Tutto questo non smorza la sua voglia di medaglie: l’obiettivo di Innes Fitzgerald è l’oro olimpico a Parigi nel 2024. Una meta che da Londra dista solo un viaggio in treno o in traghetto.