La Stagione 2025 di NASCAR: I Posti in Cup si Ridimensionano mentre la Stagione 2024 Volge al Termine
Con tre gare rimaste prima dei Playoff della NASCAR Cup Series 2024, i posti per la stagione 2025 si stanno rapidamente esaurendo dopo i recenti rinnovi contrattuali di Erik Jones e Daniel Suarez.
Con la gara inaugurale dei Playoff della NASCAR Cup Series 2024 a meno di un mese di distanza, diversi piloti hanno già definito i loro piani per la prossima stagione, sia che si tratti di un rinnovo contrattuale, di una firma con un nuovo team, o semplicemente di un altro anno con un accordo preesistente.
L’annuale periodo di cambiamenti e trasferimenti arriva con una nuova svolta in questa off-season: l’accordo di charter della NASCAR Cup Series. L’ente organizzatore sta ancora lavorando per raggiungere un nuovo accordo con la Race Team Alliance (RTA), che determina in particolare la ripartizione dei ricavi tra i team, i circuiti e la NASCAR stessa.
Tra le disposizioni riportate c’è una clausola che limiterebbe i team ad avere solo tre charter della NASCAR Cup Series, con un’eccezione per Joe Gibbs Racing e Hendrick Motorsports, che secondo il nuovo accordo verrebbero accettati con quattro charter.
Al momento, la notizia più rilevante del ciclo della stagione folle è stata l’imminente chiusura dello Stewart-Haas Racing, che scioglierà il suo programma a quattro vetture della NASCAR Cup Series e venderà i suoi charter una volta terminata la stagione a Phoenix.
Gene Haas, co-proprietario dello Stewart-Haas Racing, manterrà un charter per schierare una sola vettura della NASCAR Cup Series sotto il nome di Haas Factory Team. Il campione in carica della Xfinity, Cole Custer, guiderà la No. 41, che avrà un’alleanza tecnica con RFK Racing.
Nel frattempo, tre dei quattro attuali piloti della NASCAR Cup Series di Stewart-Haas Racing hanno trovato posti per la stagione 2025. Chase Briscoe sostituirà Martin Truex Jr. nella Toyota Camry XSE No. 19 per Joe Gibbs Racing, a partire dal 2025, con la sponsorizzazione di Bass Pro Shops.
Josh Berry sostituirà Harrison Burton nella Ford Mustang No. 21 per Wood Brothers Racing, dopo tre stagioni deludenti per l’organizzazione. Berry sperava di portare Rodney Childers con sé nella sua nuova avventura, ma ciò non accadrà. Nessun capo squadra è stato ancora annunciato.
Infine, Noah Gragson è stato assunto da Front Row Motorsports per guidare una delle tre vetture della NASCAR Cup Series del team nel 2025. Il team ha confermato l’acquisizione di un terzo charter meno di un giorno dopo l’annuncio della notizia dello SHR. Todd Gilliland continuerà con il team, mentre per la terza vettura i favoriti sembrano essere Zane Smith, Sam Mayer e Chandler Smith.
Sei dilemmi sul calendario da risolvere per la Formula E 2025
Formula E dovrebbe aver quasi completato i suoi accordi per stabilire il calendario 2024/25 questa settimana, prima della sua presentazione alla FIA poco prima di essere ratificato nella riunione del Consiglio Mondiale del Motorsport il mese prossimo.
Formula E vuole iniziare la prossima stagione alla fine dell’anno solare 2024 per tornare al calendario che attraversa l’anno, come era abituata a fare prima del COVID.
Le ragioni di questa strategia sono principalmente due: consentire un maggior numero di gare in un periodo di circa sette mesi e massimizzare il tempo quando ci sono meno altre competizioni automobilistiche.
Pertanto, si punta a un inizio a dicembre, probabilmente a San Paolo, il che significherebbe due eventi di Formula E nella più grande metropoli del Brasile nel 2024, dato che la gara dell’attuale stagione lì si è svolta a marzo.
Ma non è semplice. Non perché San Paolo sia un luogo particolarmente difficile per organizzare una gara; in effetti, il Sambodromo nel distretto di Anhembi è uno dei luoghi più semplici da gestire secondo gli standard della Formula E.
La difficoltà principale risiede nel fatto che, in un dicembre ideale, non ci sarebbe anche una gara di Formula 1 (c’è, ad Abu Dhabi, il 7 dicembre) e non ci sarebbe la scintillante cerimonia dei premi FIA a Kigali in Ruanda (c’è, il 14 dicembre).
Quest’ultimo evento è particolarmente problematico a causa dell’insistenza dell’ente governativo di avere i suoi campioni presenti nella serata in cui consegna tutti i suoi trofei. Questo ha causato un bel grattacapo agli esecutivi della Formula E mentre mettono insieme il calendario.
L’ultima novità è che la gara di San Paolo probabilmente si terrà il 7 dicembre e la Formula E accetterà semplicemente una sovrapposizione con il weekend finale della F1, anche se nulla è ancora definitivo.
Seguirà la tradizionale data di metà gennaio per Città del Messico per iniziare il 2025, seguita dal primo doppio appuntamento della stagione a Diriyah, sia alla fine di gennaio che a febbraio.
Miami, Portland o entrambi?
La questione degli Stati Uniti è complicata per la Formula E.
Deve avere almeno un evento negli Stati Uniti nel suo calendario e attualmente si trova a Portland. Anche se è stato perlopiù per necessità e non per scelta, l’evento di Portland è stato in realtà un successo quando ha fatto il suo debutto nella Formula E lo scorso giugno e ha un altro slot il mese prossimo nel calendario attuale.
Se sarà sufficiente per mantenere Portland per il 2025 è discutibile, ma sembra esserci la possibilità di un terzo evento, sebbene l’emergere di una possibile gara all’impianto di Homestead a sud di Miami sembri prendere il sopravvento.
Se la Formula E scegliesse solo una gara negli Stati Uniti, allora la sede NASCAR e talvolta IndyCar – che ha anche un circuito interno – sembra essere favorita. È stato a Homestead che la Formula E ha condotto un evento mediatico nel marzo 2015 quando il fondatore e presidente Alejandro Agag, tra gli altri, si è divertito con una vettura Gen1.
Le relazioni tra Formula E Holdings e il presidente di Homestead, Al Garcia, sono forti e si dice che le discussioni recenti siano state fruttuose.
Tuttavia, l’entusiasmo nel paddock è misto. Homestead è piuttosto lontano da Miami e l’area circostante a est dell’impianto è prevalentemente rurale, situata tra le Southern Glades.
Ma la Formula E ha prove da questa stagione che la posizione non è la priorità principale per gli organizzatori. Misano e Shanghai sono almeno a un’ora dai principali centri urbani e, sebbene i produttori non siano entusiasti di queste sedi, la Formula E sta chiaramente bilanciando alcuni aspetti del suo calendario in relazione ai costi e alla fattibilità, con lo spostamento dalle strade di Roma a Misano come caso di studio chiave.
Ma potrebbe essere possibile qualcosa di più attraente e più vicino al cuore di Miami? Si ritiene che alcuni colloqui si siano svolti anche con uno stadio all’interno di Miami stessa, sebbene sia probabile che questo sarà più per il 2026 che per il prossimo anno.
L’Arsenal unisce progresso e storia con un altro 1-0 a Old Trafford
Sotto il ruggito dei tuoni e la pioggia che martella il tetto, i luoghi delle passate glorie dell’Arsenal — Anfield, White Hart Lane, Stamford Bridge e, sì, Old Trafford — sono stati proclamati ad alta voce.
“Nessun altro può dire lo stesso,” proclamava una marea di sagome in un angolo della casa del Manchester United.
Se le note alte sembravano un po’ più forzate questa volta, è probabile che l’aggiunta dell’Emirates a quella lista domenica prossima fosse finalmente sorta nella loro mente.
Storicamente, una vittoria dell’Arsenal a Old Trafford è sempre stata significativa, con i tre punti in questo stadio che preannunciano le glorie di primavera.
L’Arsenal ha seguito attentamente quella eredità domenica, approfittando della lentezza di Casemiro per segnare un gol, significando che le ultime sette vittorie in campionato in questo campo, che coprono 39 anni, sono state tutte per 1-0.
La vittoria del novembre 2020 era importante per l’orgoglio e un senso di progresso nel primo anno di Arteta, terminando una lunga serie di partite senza vittorie che risaliva al gol di Emmanuel Adebayor nel 2006. In epoche precedenti, tuttavia, il confronto è stato significativo nel deviare il momento delle corse al titolo verso il nord di Londra.
C’era il 2002 quando il rimbalzo di Sylvain Wiltord conquistò il titolo contro la squadra di Sir Alex Ferguson nella penultima partita della stagione; il 1998 quando inseguivano il United ma uscirono rinforzati dal tiro tardivo di Marc Overmars e andarono a vincere il loro primo titolo in sette anni per un solo punto; il 1990 quando Anders Limpar ingannò Les Sealey da un calcio d’angolo corto per spuntarla in una partita notoriamente carica di tensione e spianare la strada all’Arsenal.
Nel 2024, inseguendo il nastro trasportatore calcistico di Pep Guardiola, il gol di Leandro Trossard occupa un posto elusivo nello spettro emotivo.
Enorme ma misurato, Martin Odegaard ha guidato la sua squadra verso il rumore al fischio finale in quello che è stato più un trascinamento formazionale che il salto selvaggio a cui siamo abituati dopo le grandi vittorie in trasferta.
Come incarnato da Kai Havertz che si piega in due al fischio finale, semplicemente non rimaneva energia in riserva, né la capacità emotiva per tale esuberanza.
Questo era il lavoro fatto ma, sebbene il senso di resistere solo alla futilità per un’altra settimana permanga, i tifosi dell’Arsenal hanno scelto di vivere il momento e brindare a “Trossard ancora, ole ole”.
Un’altra lezione magistrale di William Saliba, dopo le sue esibizioni da uomo partita ad Anfield e all’Etihad, il suo pezzo gladiatorio di difesa uno contro uno contro Ajelandro Garnacho ha aiutato l’Arsenal a ottenere l’undicesimo clean sheet in trasferta in campionato — a solo uno dal record della Premier League stabilito dal Chelsea nella stagione 2008-09.
NBA: Boston domina, Denver sconfitto. Rimonta dei Clippers, Lakers vincenti senza LeBron
Nella NBA si è vissuta una serata intensa con 13 partite in programma prima dell’All-Star Game. I Boston Celtics hanno brillato, sconfiggendo i Nets (136-86) e consolidando il loro primato nella Eastern Conference. Nel frattempo, i Denver Nuggets hanno subito una sconfitta contro i Sacramento Kings, confermando la loro difficoltà contro questa squadra. I Los Angeles Clippers hanno effettuato una rimonta contro i Golden State Warriors, vincendo per 130-125 nonostante l’espulsione del loro allenatore. I Lakers, senza LeBron James, hanno comunque ottenuto una vittoria sui Jazz con un’ottima prestazione da parte di Anthony Davis e Rui Hachimura. I Pistons sono stati sconfitti, nonostante i 18 punti segnati da Fontecchio. Altri risultati positivi sono stati registrati per Miami, Phoenix, Orlando e Dallas.
Nei dettagli della partita tra i Golden State Warriors e i Los Angeles Clippers, i Warriors hanno interrotto la loro striscia di vittorie, perdendo dopo aver avuto un vantaggio di 14 punti nel quarto periodo. I Clippers hanno compiuto una notevole rimonta, vincendo 130-125 nonostante l’espulsione del loro allenatore Tyronn Lue. James Harden è stato il trascinatore con 26 punti, seguito da George con 24 e Powell con 21. Russell Westbrook ha segnato i due punti decisivi ai liberi dopo un fallo commesso da Klay Thompson. Curry è stato il migliore per i Warriors con 41 punti, ma non è riuscito a evitare la sconfitta.
Nella partita tra i Denver Nuggets e i Sacramento Kings, i Nuggets sono stati sconfitti per la seconda volta in pochi giorni dai Kings, nonostante un buon inizio. I Kings hanno effettuato una rimonta vincente nel secondo tempo, con De’Aaron Fox che ha segnato 15 dei suoi 30 punti nell’ultimo quarto. Anche se i Nuggets hanno avuto una buona prestazione da parte di Gordon e Porter Jr, Jokic è stato deludente con solo 15 punti. I Nuggets subiscono così la loro terza sconfitta consecutiva.
Nel match tra i Boston Celtics e i Brooklyn Nets, i Celtics hanno dominato dall’inizio alla fine, vincendo per 136-86. Senza Jaylen Brown e Horford, i Celtics hanno comunque ottenuto una netta vittoria, con Pritchard e White che hanno guidato la squadra con 28 e 27 punti rispettivamente. Nei Nets, solo Watford è riuscito a raggiungere i doppi numeri con 15 punti.
Nella partita tra gli Orlando Magic e i New York Knicks, i Magic hanno vinto per 118-100 grazie a una grande prestazione di Paolo Banchero, autore di 36 punti. Anche se Jalen Brunson ha segnato 33 punti per i Knicks, non è stato sufficiente per evitare la sconfitta. I Magic ora si trovano al sesto posto a Est, mentre i Knicks continuano a lottare con molte assenze.
Francia vs Italia alla Rugby World Cup: Le Sfide Della Formazione Francese Tra Infortuni
La formazione dei Bleus, che affronterà l’Italia, è ancora in sospeso, ma indiscrezioni provenienti dai media indicano che Galthiè farà affidamento sui migliori giocatori disponibili.
La Francia, al momento, non è ancora matematicamente qualificata per i quarti di finale, e l’incontro con gli Azzurri si presenta come cruciale per evitare una delusione non prevista all’inizio del torneo.
Il percorso di preparazione alla RWC e le partite del girone sono state segnate da numerosi infortuni, alcuni meno gravi e altri più seri. Ntamack, Baille, Willemse e Danty sono stati colpiti durante i test estivi, mentre Marchand, Boudehent e Dupont si sono infortunati contro Nuova Zelanda e Namibia.
La frattura allo zigomo di Antoine Dupont ha ulteriormente complicato la situazione per lo staff francese, anche se possono contare su una squadra profonda e di alta qualità.
Tutti gli occhi sono puntati sul capitano, che sarà assente contro l’Italia. Dupont è tornato ad allenarsi, ma prima di una nuova valutazione il 9 ottobre, non parteciperà a impegni ufficiali, come spiegato dal responsabile medico della Francia, Bruno Boussagol.
“Antoine rimarrà con noi fino alla partita di Lione, e poi ci sarà la visita dal suo chirurgo il 9 ottobre. Sarà il suo ultimo controllo prima del giudizio finale sulla sua disponibilità per la settimana successiva, in caso di qualificazione ai quarti di finale.”
Anche se ottenesse il via libera medico, il suo ritorno sarebbe graduale. Il parere del chirurgo sarà solo il primo passo, e successivamente sarà fondamentale valutare la sua reazione fisica. Infine, gli allenatori dovranno decidere se schierare Dupont per un potenziale quarto di finale.
Julien Marchand è ancora fuori gioco a distanza di un mese dall’infortunio al tendine del ginocchio contro gli All Blacks. Il suo recupero sembra richiedere ulteriore tempo, con un’assenza potenziale di 15 giorni dalle competizioni.
Notizie più positive arrivano per Paul Boudehent e Dorian Aldegheri. Boudehent, sostituito a causa di una commozione cerebrale, è ora pronto a tornare dopo aver superato i protocolli di valutazione. Aldegheri, che ha lavorato separatamente, sembra sempre più probabile che sia presente contro l’Italia.
Lukaku verso la Roma: Friedkin e Pinto a Londra per concludere l’affare
Un’opportunità sorprendente si è materializzata nel mondo del calcio. Quello che un tempo sembrava un sogno distante è ora a portata di mano. Il Chelsea ha espresso interesse a concedere in prestito il talentuoso Romelu Lukaku alla Roma, dando vita a una trattativa che ha tenuto la squadra giallorossa impegnata in segreto negli ultimi giorni. Tuttavia, le luci sul palcoscenico si sono improvvisamente accese, tutte puntate sul maestoso calciatore belga.
Il proprietario della Roma, Dan Friedkin, è entrato direttamente in gioco, avviando conversazioni personali con Todd Boehly, il capo dei Blues, anch’egli un imprenditore americano. I due stanno tessendo le fila di un accordo che prevede il prestito di Lukaku con una clausola di riscatto. L’anno scorso, Lukaku era stato acquistato per 115 milioni e, al 30 giugno di quest’anno, il suo valore contabile per il Chelsea era sceso a 69 milioni, grazie a due anni di ammortamento. Se la Roma volesse assicurarselo tra un anno, dovrebbe sborsare circa 46 milioni, a meno che i Blues non decidano di accettare una minusvalenza. C’è inoltre da considerare l’ingaggio del giocatore, che ammonta a circa 12 milioni all’anno e che, in caso di un trasferimento effettivo a Roma, prevede che il Chelsea continui a contribuire a una parte del suo stipendio.
Ma cosa ha cambiato le carte in tavola riguardo ai costi di questa operazione? Nel frattempo, l’operazione tra Chelsea e Juventus (coinvolgente uno scambio tra Vlahovic e Lukaku) è sfumata, mentre l’offerta proveniente dall’Arabia è stata respinta. A complicare ulteriormente la situazione, Lukaku stesso ha manifestato interesse a giocare per la Roma. Questo è dovuto in gran parte alla presenza di Mourinho, con il quale ha già lavorato durante il suo periodo al Chelsea e al Manchester United. L’allenatore della Roma è sceso in campo personalmente, contattando Romelu e illustrandogli un ambizioso progetto: formare un tandem d’attacco con Dybala che renderebbe la Roma una squadra competitiva in grado di puntare ai massimi traguardi.
Questa sera, il Chelsea giocherà in casa contro il Luton e, come di consueto, Lukaku sarà fuori dalle strategie di Pochettino. Tuttavia, spettatori d’eccezione saranno presenti allo stadio: Ryan Friedkin e il direttore sportivo della Roma, Tiago Pinto, sono volati a Londra su un volo privato per accelerare le trattative. L’obiettivo è chiudere l’accordo rapidamente, poiché l’idea di un prestito ha catturato l’attenzione di diverse grandi squadre europee. La speranza è quella di far ritorno a Roma con Lukaku a bordo, pronti a dar vita a un nuovo capitolo emozionante nella storia del calcio.
Napoli punto fermo, corsa del gambero delle inseguitrici
Va bene che il Napoli veleggia in perfetta solitudine con 18 punti di vantaggio sulla seconda (Inter) e che ormai, come tutte le cose che vanno bene, non fa più notizia. Però la squadra di Spalletti, dopo 26 giornate di campionato e un passo da predestinata anche in Champions, merita davvero un riconoscimento particolare, che non la solita tiritera sul Napoli che è troppo superiore e fa corsa a sé. Certo che fa corsa a sé, grazie, ma la fa perché ha raggiunto un equilibrio che raramente, in tempi così ondivaghi, si trova in una squadra di calcio.
Prendiamo il 2-0 contro l’Atalanta, che è pur sempre indicativo, essendo la Dea una squadra che non fa sconti a nessuno anche se, ultimamente, sta perdendo qualche colpo di troppo. Ebbene, pur reduce da una caduta ancora fresca, il Napoli se l’è scrollata di dosso come un moschino petulante che ti ronza intorno quando fa caldo. Soprattutto nel primo tempo, infatti, i moschini atalantini, incollandosi alle maglie, stavano riuscendo a imbrigliare il Napoli. Ma ecco nella ripresa la magia che spariglia tutto: prima Osimhen scodella un assist d’oro a Kvarschhelia, poi il georgiano, dopo due sterzate che fanno sedere mezza difesa avversaria, infila la porta con una stoccata che non dà scampo. Una meraviglia, un tocco d’artista degno del Grande Diego Armando, ha sussurrato qualche audace che non teme di nominare il nome di Maradona invano.
Al di là della santità, su cui si può discutere, la prodezza della beata coppia d’attacco Osimhen-Kvaratskhelia ha messo in evidenza il vero valore aggiunto del Napoli. Che ovviamente può contare anche su una invidiabile solidità collettiva, però quei due diavoli messi assieme fanno davvero paura. Insieme hanno realizzato 30 gol, 19 il nigeriano e 11 il georgiano. Ma non basta: la magia è che si integrano alla perfezione aprendo spazi per tutti come dimostra il 2-0 di Rrhamani. Si dirà: quando si hanno due tenori così superbi, cantare bene è facile. Ai due tenori però va aggiunta tutta l’orchestra. Un’orchestra che Spalletti, gli va riconosciuto, dirige a bacchetta come un Muti o un Barenboim. Ultimo aspetto non trascurabile: il Napoli, oltre che sul campo, ha lavorato bene anche come società: in un calcio dove tutti spendono cifre folli, con risultati non sempre brillanti (vedi il fiasco in Europa del Paris Saint Germain), ha ceduto senza timori pezzi da novanta come Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz. Qualcuno li rimpiange? Non si direbbe. E neppure i loro ingaggi andati ad appesantire altre squadre meno risparmiose.
Processo a Inzaghi
Dopo l’ottava caduta in campionato dell’Inter (2-1 a Spezia), il povero Simone Inzaghi è ormai alla sbarra. Pronto ad essere crocefisso come un cristo del Mantegna. Per uscire dall’angolo, il tecnico nerazzurro ha solo una possibilità: superare il Porto raggiungendo il Milan nei quarti di Champions. Impresa non facile perché i portoghesi sono tosti e scaltri e l’esiguo vantaggio dell’andata non consente di contarci troppo. Servirà una prova maiuscola, di quelle che nelle coppe l’Inter, almeno finora, ha saputo tirare fuori. A Porto ci sarà anche il presidente Zhang, molto sensibile al richiamo dei 20 milioni che, passando il turno, andrebbero in cassa.
Oltre che incrociare le dita, Inzaghi deve rimettere a posto un gruppo dove sembra che ognuno faccia i cavoli suoi. A parte il rigore che avrebbe dovuto tirare Lukaku e invece Lautaro se l’è assegnato (sbagliandolo!) come fosse l’ultimo imperatore, il nodo principale sono le troppe sconfitte con squadre meno nobili (Lecce, Bologna, Udinese, Spezia) che denotano una scarsa capacità di star sul pezzo, una preoccupante mancanza di continuità e una difesa troppo fragile (24 reti in trasferta). La società è irritata, i tifosi sconcertatati, le alternative non ben chiare. Già si sogna un Conte Bis, naturalmente inteso come Antonio, che però a Londra, come si è visto contro il Milan, non è che stia facendo dei miracoli. Ma Conte è un po’ come Mourinho Special: un richiamo irresistibile per i tifosi nerazzurri. Rievoca un grande passato che non è detto coincida con un grande avvenire.
La Roma cade col Sassuolo (3-4)
A proposito di Mourinho, e quindi della Roma, brutto passo falso dei giallorossi che all’Olimpico, facendosi superare dal Sassuolo, perdono un’ottima occasione per agganciare l’Inter al secondo posto. La Roma, preceduta dalla Lazio (48), resta quindi quarta (a quota 47) assieme al Milan che però stasera deve ancora giocare a San Siro contro la Salernitana. Un passo falso, quello della Roma, probabilmente favorito dall’eccessivo clamore prodotto da Mourinho con le sue plateali proteste contro i due turni di squalifica confermati dalla Corte sportiva d’appello per i fatti di Cremona dove lo Special One è stato espulso per una lite con il quarto uomo.
Al di là del fatto che anche quest’ultimo abbia sbagliato (è stato infatti deferito), e che a Mourinho non siano state concesse attenuanti, è probabile che il tecnico portoghese, scatenando tutto questo teatrino (il gesto delle manette, gli striscioni bianchi e via infiammando) abbia troppo surriscaldato una squadra già facile a perder la testa, in particolare con gli arbitri. Un conto è motivare i giocatori, un altro è invece accendere la miccia di una polveriera. E Infatti la Roma, al posto di saltare al secondo posto, è caduta sotto i colpi di Laurentiè e Berardi e rimanendo in dieci alla fine del primo tempo per una follia di Kambulla che, scalciando Berardi in area, ha provocato un rigore che lo stesso Berardi ha trasformato nel 3-1. Nella ripresa la partita diventerà una corrida. E nonostante una magia di Dybala, gli emiliani faranno il poker con Pinamonti ben servito dallo scatenato Laurentiè. Nel recupero il 4-3 di Wijnaldum non modifica nulla. Ormai la frittata era fatta.
L’unica fortuna, per Mourinho, è che i concorrenti per la Champions, vanno a passo di lumaca. La Lazio, pareggiando (0-0) col Bologna, ha già frenato il suo slancio dopo il pregievole successo sul Napoli di una settimana fa. L’Atalanta, battuta sabato dai partenopei, è al suo quarto ko in sei partite. Una Juventus distratta batte la Samp (4-2). Insomma, mentre il Napoli vola verso lo scudetto, gli aspiranti a un posto in Champions fanno come i gamberi, un passo avanti e due indietro. Una specie di corsa coi sacchi, dove il più bravo è quello che cade meno. Oggi toccherà al Milan, rivitalizzato dal passaggio ai quarti in Europa. Sarà lo spumeggiante Milan di Londra o quello pavido di Firenze? Chi lo sa, tutto è possibile in questo pazzo pazzo campionato. Anche che alla Juventus, per qualche vizio procedurale, le siano ridati i 15 punti di penalizzazione. In quel caso come nel gioco dell’oca, la squadra di Allegri risalirebbe addirittura al secondo posto, a 53 punti, avendo in serata battuto la Sampdoria per 4-2.
Il momento strano della Juve
Una partita un po’ folle anche questa dove la Juve, in vantaggio di 2 gol dopo mezz’ora (Bremer e Rabiot) si è fatta riagguantare in due minuti dai blucerchiati (Augello e Djuricic) abili a sfruttare il blackout out bianconero probabilmente dovuto alla presenza di tanti giovani millennial come Fagioli, Miretti e il debuttante Barrenechea. Nella ripresa, con l’inserimento di Cuadrado, la Juventus chiude la pratica con un’altra rete di Rabiot e una del giovane Soulè, al primo centro in serie A. La goleada finale non nasconde due fragilità: Vlahovic che non riesce a segnare neppure su rigore (ha preso il palo); e quella strana distrazione collettiva che ha permesso il parziale pareggio ai blucerchiati. Con il Friburgo questo problema, grazie anche al rientro dei big, dovrebbe essere superato. Quanto a Vlahovic e al suo lungo digiuno (non segna da 6 partite), il problema verrà archiviato quando il serbo si darà una calmata. È troppo frenetico, troppo ansioso. Allegri gli dia qualche goccia di valeriana. Presto e bene non vanno insieme.
Clima: Innes Fitzgerald, speranza dell’Inghilterra per la corsa campestre, rinuncia ai Mondiali in Australia per non dover prendere l’aereo
La lunghista Innes Fitzgerald ha annunciato la sua decisione in una lettera alla Federazione britannica di atletica leggera, in cui spiega che “il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza, come per qualsiasi emergenza”.
A 17 anni, detiene il record britannico under 20 nei 3.000 metri e ha appena comunicato alla sua federazione che non parteciperà ai Campionati mondiali di corsa campestre di Bathurst, in Australia, il 18 febbraio, per non dover prendere l’aereo. Rappresentare il mio Paese ai Mondiali in Australia è un privilegio”, ha scritto Innes Fitzgerald in una lettera alla sua federazione pubblicata da Atheltic Weekly. “Quando ho iniziato a correre, era un sogno che diventava realtà gareggiare ai Mondiali, ma è con grande rammarico che devo rifiutare questa opportunità.
Spiega che non vuole sostenere i costi ambientali del viaggio, che può essere fatto solo in aereo. La BBC ha calcolato che un viaggio di andata e ritorno da Londra a Sydney emette 6,7 tonnellate di CO2, solo per un passeggero e su un volo diretto, con scali e decolli che inquinano ancora di più. Naturalmente, sappiamo tutto questo. Ma che cosa facciamo al riguardo? Questa è la domanda che pone Innes Fitzgerald: “Avevo nove anni quando è stato firmato l’accordo sul clima di Parigi. Otto anni dopo, le emissioni di gas serra non solo non sono diminuite, ma sono aumentate. Sapendo questo, non voglio che la mia partecipazione a un concorso comporti il volo, il che significa causare danni alle popolazioni più fragili, al loro modo di vivere, al loro habitat, a tutto ciò che amano”.
“Il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza”.
La decisione non è stata facile. Innes Fitzgerarld non è alla fine della sua carriera, ha un futuro sportivo estremamente promettente davanti a sé, ma vuole aprire un dibattito e dimostrare che la disastrosa impronta di carbonio del mondo dello sport può essere ridotta. A dicembre si è recata ai Campionati europei di Torino, in Italia, in treno e in autobus. Niente auto private, niente aerei. Ed è così che intende viaggiare d’ora in poi, decidendo consapevolmente di non partecipare a nessuna competizione al di fuori dell’Unione Europea.
Ai giornalisti che l’hanno interpellata e che le hanno fatto notare che si trattava di un’esagerazione, o quantomeno di un peccato, ha risposto: “il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza”. Tutto questo non smorza la sua voglia di medaglie: l’obiettivo di Innes Fitzgerald è l’oro olimpico a Parigi nel 2024. Una meta che da Londra dista solo un viaggio in treno o in traghetto.
La Federazione francese avvia un procedimento disciplinare per i commenti razzisti in Nationale 2
Loïc Akono, giocatore del Metz, ha lasciato il campo dopo essere stato insultato da uno spettatore, domenica, a Charleville-Mézières. Per reazione, martedì la FFBB ha aperto un fascicolo disciplinare.
La Federazione francese di pallacanestro ha aperto un fascicolo disciplinare martedì 31 gennaio per far luce su un caso di razzismo su un campo della National 2. Durante la partita tra Charleville-Mézières e Metz (74-75) di domenica 29 gennaio, il giocatore del Metz, Loïc Akono, è stato vittima di commenti razzisti. A terra durante un contatto, uno spettatore presente sugli spalti gli avrebbe gridato: “Alzati bonobo”, riferendosi al colore della sua pelle. La procura di Charleville-Mézières ha aperto “un’indagine preliminare sull’accusa di incitamento all’odio in occasione di un evento sportivo”, ha dichiarato all’AFP il procuratore Magali Josse. Il reato prevede una pena detentiva di un anno e una multa di 15.000 euro.
In seguito all’incidente, Loïc Akono, 35 anni, che ha lasciato il campo, si è espresso sui social network. Ho deciso di lasciare il campo oggi a Charleville-Mezieres dopo la frase di una persona sugli spalti “alzati bonobo” e, come se non bastasse, sono stato minacciato di subire un fallo tecnico perché avevo delle cose da dire”, ha dichiarato sul suo account Twitter. È la prima volta che mi succede. Ho preso quella posizione per tornare nello spogliatoio e niente mi avrebbe cambiato. È un peccato che nel 2023 si sia arrivati a questo punto, ma non potevo rimanere su quel campo”.
La vicenda ha rapidamente guadagnato slancio nel mondo del basket, con diverse star che hanno reagito, tra cui Nicolas Batum dei Los Angeles Clippers e Lahaou Konate di Boulogne-Levallos, che ha scritto su Twitter: “Queste persone non hanno alcun diritto di stare sugli spalti, forza a te fratello”. “Purtroppo oggi si permettono troppe cose fuori dal campo (senza mettere tutti nello stesso sacco)! Tutto il mio sostegno a te”, ha scritto anche l’internazionale francese Nando De Colo sul suo account Twitter.
Anche il Sindacato Nazionale dei Giocatori di Pallacanestro (SNB) ha rilasciato una dichiarazione, dando il suo pieno sostegno al giocatore di Metz e condannando fermamente le affermazioni. Anche il Ministro dello Sport, Amélie Oudéa-Castéra, ha reagito congratulandosi con la FFBB per la sua reazione e dando il suo sostegno a Loïc Akono.
Il Real Madrid vuole imporre il proprio dominio nella Coppa del Mondo. Vitor Pereira cerca la storia
I campioni d’Europa del Real Madrid cercheranno di rafforzare il loro status di record alla 19ª edizione della Coppa del Mondo per Club FIFA, che prenderà il via mercoledì in Marocco, mentre l’allenatore del Flamengo Vítor Pereira rappresenterà il Portogallo.
Nella competizione che si svolgerà a Tangeri e Rabat, con la capitale marocchina che sarà il palcoscenico delle partite decisive, il Real Madrid cercherà di sollevare il trofeo per la quinta volta, la prima dal 2018, e di rafforzare ulteriormente il dominio del calcio europeo nella competizione.
Le ultime nove edizioni sono state vinte da squadre del “vecchio continente”, con il Corinthians brasiliano che è sfuggito alla regola nel 2012 nell’ultima vittoria di un club sudamericano.
In terra africana, il Real Madrid (2014, 2016, 2017 e 2018) cercherà di rimanere il ‘re’ del Mondiale per Club e avrà in panchina un allenatore, l’italiano Carlo Ancelotti, che ha anche un passato nella competizione.
Dopo aver vinto con il Milan nel 2007 e con il Real nel 2014, il 63enne cercherà di eguagliare lo spagnolo Pep Guardiola in cima alla classifica degli allenatori con più titoli al Mondiale per club.
Il calcio portoghese continua ad essere assente dalla competizione ma, recentemente, ha avuto una presenza costante in panchina e a livello di comando tecnico, ora ripetuta da Vítor Pereira, che difenderà i colori del Flamengo.
Come il Real Madrid, la rappresentativa sudamericana ha accesso diretto alle semifinali e ha concrete possibilità di arrivare in finale, proprio come Jorge Jesus nel 2019 e Abel Ferreira nel 2021.
Il Flamengo, con Jesus, è stato sconfitto dal Liverpool (1-0, dopo i tempi supplementari) e lo stesso ha fatto il Palmeiras, con Abel, contro il Chelsea (2-1, dopo i tempi supplementari).
Proprio per questo motivo, Vítor Pereira ha l’opportunità unica di fare la storia a più livelli, come regalare la prima Coppa del Mondo per Club al Flamengo e la prima in Sud America dal 2012, oltre a diventare il primo portoghese a sollevare il trofeo.
Dall’1 all’11 febbraio, il Mondiale per club riunisce i vincitori delle sei confederazioni e il campione del Paese ospitante, in questo caso il Marocco, ma poiché il Wydad Casablanca è anche campione d’Africa, parteciperanno anche gli egiziani dell’Al Ahly, finalisti sconfitti della ‘Champions’ di quel continente.
Un altro momento importante è il debutto del calcio statunitense, con i Seattle Sounders, campioni CONCACAF, che hanno fatto la storia.
Nell’unica partita del primo turno di mercoledì, l’Al-Ahly affronta il neozelandese Auckland City per decidere chi incontrerà i Seattle Sounders nelle semifinali, in programma l’8 febbraio.
Per il Flamengo, i club sauditi Al-Hilal e Wydad Casablanca si contenderanno un posto in semifinale contro la squadra brasiliana di Vítor Pereira.