Napoli punto fermo, corsa del gambero delle inseguitrici
Va bene che il Napoli veleggia in perfetta solitudine con 18 punti di vantaggio sulla seconda (Inter) e che ormai, come tutte le cose che vanno bene, non fa più notizia. Però la squadra di Spalletti, dopo 26 giornate di campionato e un passo da predestinata anche in Champions, merita davvero un riconoscimento particolare, che non la solita tiritera sul Napoli che è troppo superiore e fa corsa a sé. Certo che fa corsa a sé, grazie, ma la fa perché ha raggiunto un equilibrio che raramente, in tempi così ondivaghi, si trova in una squadra di calcio.
Prendiamo il 2-0 contro l’Atalanta, che è pur sempre indicativo, essendo la Dea una squadra che non fa sconti a nessuno anche se, ultimamente, sta perdendo qualche colpo di troppo. Ebbene, pur reduce da una caduta ancora fresca, il Napoli se l’è scrollata di dosso come un moschino petulante che ti ronza intorno quando fa caldo. Soprattutto nel primo tempo, infatti, i moschini atalantini, incollandosi alle maglie, stavano riuscendo a imbrigliare il Napoli. Ma ecco nella ripresa la magia che spariglia tutto: prima Osimhen scodella un assist d’oro a Kvarschhelia, poi il georgiano, dopo due sterzate che fanno sedere mezza difesa avversaria, infila la porta con una stoccata che non dà scampo. Una meraviglia, un tocco d’artista degno del Grande Diego Armando, ha sussurrato qualche audace che non teme di nominare il nome di Maradona invano.
Al di là della santità, su cui si può discutere, la prodezza della beata coppia d’attacco Osimhen-Kvaratskhelia ha messo in evidenza il vero valore aggiunto del Napoli. Che ovviamente può contare anche su una invidiabile solidità collettiva, però quei due diavoli messi assieme fanno davvero paura. Insieme hanno realizzato 30 gol, 19 il nigeriano e 11 il georgiano. Ma non basta: la magia è che si integrano alla perfezione aprendo spazi per tutti come dimostra il 2-0 di Rrhamani. Si dirà: quando si hanno due tenori così superbi, cantare bene è facile. Ai due tenori però va aggiunta tutta l’orchestra. Un’orchestra che Spalletti, gli va riconosciuto, dirige a bacchetta come un Muti o un Barenboim. Ultimo aspetto non trascurabile: il Napoli, oltre che sul campo, ha lavorato bene anche come società: in un calcio dove tutti spendono cifre folli, con risultati non sempre brillanti (vedi il fiasco in Europa del Paris Saint Germain), ha ceduto senza timori pezzi da novanta come Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz. Qualcuno li rimpiange? Non si direbbe. E neppure i loro ingaggi andati ad appesantire altre squadre meno risparmiose.
Processo a Inzaghi
Dopo l’ottava caduta in campionato dell’Inter (2-1 a Spezia), il povero Simone Inzaghi è ormai alla sbarra. Pronto ad essere crocefisso come un cristo del Mantegna. Per uscire dall’angolo, il tecnico nerazzurro ha solo una possibilità: superare il Porto raggiungendo il Milan nei quarti di Champions. Impresa non facile perché i portoghesi sono tosti e scaltri e l’esiguo vantaggio dell’andata non consente di contarci troppo. Servirà una prova maiuscola, di quelle che nelle coppe l’Inter, almeno finora, ha saputo tirare fuori. A Porto ci sarà anche il presidente Zhang, molto sensibile al richiamo dei 20 milioni che, passando il turno, andrebbero in cassa.
Oltre che incrociare le dita, Inzaghi deve rimettere a posto un gruppo dove sembra che ognuno faccia i cavoli suoi. A parte il rigore che avrebbe dovuto tirare Lukaku e invece Lautaro se l’è assegnato (sbagliandolo!) come fosse l’ultimo imperatore, il nodo principale sono le troppe sconfitte con squadre meno nobili (Lecce, Bologna, Udinese, Spezia) che denotano una scarsa capacità di star sul pezzo, una preoccupante mancanza di continuità e una difesa troppo fragile (24 reti in trasferta). La società è irritata, i tifosi sconcertatati, le alternative non ben chiare. Già si sogna un Conte Bis, naturalmente inteso come Antonio, che però a Londra, come si è visto contro il Milan, non è che stia facendo dei miracoli. Ma Conte è un po’ come Mourinho Special: un richiamo irresistibile per i tifosi nerazzurri. Rievoca un grande passato che non è detto coincida con un grande avvenire.
La Roma cade col Sassuolo (3-4)
A proposito di Mourinho, e quindi della Roma, brutto passo falso dei giallorossi che all’Olimpico, facendosi superare dal Sassuolo, perdono un’ottima occasione per agganciare l’Inter al secondo posto. La Roma, preceduta dalla Lazio (48), resta quindi quarta (a quota 47) assieme al Milan che però stasera deve ancora giocare a San Siro contro la Salernitana. Un passo falso, quello della Roma, probabilmente favorito dall’eccessivo clamore prodotto da Mourinho con le sue plateali proteste contro i due turni di squalifica confermati dalla Corte sportiva d’appello per i fatti di Cremona dove lo Special One è stato espulso per una lite con il quarto uomo.
Al di là del fatto che anche quest’ultimo abbia sbagliato (è stato infatti deferito), e che a Mourinho non siano state concesse attenuanti, è probabile che il tecnico portoghese, scatenando tutto questo teatrino (il gesto delle manette, gli striscioni bianchi e via infiammando) abbia troppo surriscaldato una squadra già facile a perder la testa, in particolare con gli arbitri. Un conto è motivare i giocatori, un altro è invece accendere la miccia di una polveriera. E Infatti la Roma, al posto di saltare al secondo posto, è caduta sotto i colpi di Laurentiè e Berardi e rimanendo in dieci alla fine del primo tempo per una follia di Kambulla che, scalciando Berardi in area, ha provocato un rigore che lo stesso Berardi ha trasformato nel 3-1. Nella ripresa la partita diventerà una corrida. E nonostante una magia di Dybala, gli emiliani faranno il poker con Pinamonti ben servito dallo scatenato Laurentiè. Nel recupero il 4-3 di Wijnaldum non modifica nulla. Ormai la frittata era fatta.
L’unica fortuna, per Mourinho, è che i concorrenti per la Champions, vanno a passo di lumaca. La Lazio, pareggiando (0-0) col Bologna, ha già frenato il suo slancio dopo il pregievole successo sul Napoli di una settimana fa. L’Atalanta, battuta sabato dai partenopei, è al suo quarto ko in sei partite. Una Juventus distratta batte la Samp (4-2). Insomma, mentre il Napoli vola verso lo scudetto, gli aspiranti a un posto in Champions fanno come i gamberi, un passo avanti e due indietro. Una specie di corsa coi sacchi, dove il più bravo è quello che cade meno. Oggi toccherà al Milan, rivitalizzato dal passaggio ai quarti in Europa. Sarà lo spumeggiante Milan di Londra o quello pavido di Firenze? Chi lo sa, tutto è possibile in questo pazzo pazzo campionato. Anche che alla Juventus, per qualche vizio procedurale, le siano ridati i 15 punti di penalizzazione. In quel caso come nel gioco dell’oca, la squadra di Allegri risalirebbe addirittura al secondo posto, a 53 punti, avendo in serata battuto la Sampdoria per 4-2.
Il momento strano della Juve
Una partita un po’ folle anche questa dove la Juve, in vantaggio di 2 gol dopo mezz’ora (Bremer e Rabiot) si è fatta riagguantare in due minuti dai blucerchiati (Augello e Djuricic) abili a sfruttare il blackout out bianconero probabilmente dovuto alla presenza di tanti giovani millennial come Fagioli, Miretti e il debuttante Barrenechea. Nella ripresa, con l’inserimento di Cuadrado, la Juventus chiude la pratica con un’altra rete di Rabiot e una del giovane Soulè, al primo centro in serie A. La goleada finale non nasconde due fragilità: Vlahovic che non riesce a segnare neppure su rigore (ha preso il palo); e quella strana distrazione collettiva che ha permesso il parziale pareggio ai blucerchiati. Con il Friburgo questo problema, grazie anche al rientro dei big, dovrebbe essere superato. Quanto a Vlahovic e al suo lungo digiuno (non segna da 6 partite), il problema verrà archiviato quando il serbo si darà una calmata. È troppo frenetico, troppo ansioso. Allegri gli dia qualche goccia di valeriana. Presto e bene non vanno insieme.
Cremonese-Fiorentina 0-2: decidono Mandragora e Cabral, terza vittoria consecutiva dei viola
I toscani scavalcano il Monza e si portano in undicesima posizione. I grigiorossi, a quota 12, hanno la metà dei punti dello Spezia al quart’ultimo posto
La Fiorentina supera 0-2 la Cremonese allo Zini grazie alle reti di Mandragora al 27esimo e di Cabral al 50esimo. Una vittoria netta, quella dei viola, la terza consecutiva in campionato. I toscani si portano in undicesima posizione a 34 punti, superando il Monza che ha pareggiato 1-1 sul campo del Verona e accorciando a un solo punto le distanze dall’Udinese in decima posizione. Una prova, quella della squadra di Italiano, che fa ben sperare anche in vista della semifinale di Coppa Italia che si disputerà il 5 e il 25 aprile sempre contro la Cremonese. I grigiorossi invece si dimostrano ancora una volta poco o per nulla incisivi, producendo occasioni poi sprecate per pressapochismo e mancanza di fiducia in se stessi. La squadra di Ballardini resta ultima a 12 punti, esattamente la metà dello Spezia in quart’ultima posizione.
La partita
Inizia subito bene la Fiorentina. Al 15esimo Ferrari su una mischia in area grigiorossa fa muro contro il tentativo ravvicinato di Barak. Due minuti più tardi Mandragora riceve fuori area, prende la mira e calcia forte verso la porta, ma il suo diagonale mancino finisce di poco a lato. Al 27esimo Dessers va in fuga tutto solo ma si fa raggiungere al limite dell’area da Milenkovic che gli sottrae la sfera. Lungo traversone per Barak che cambia fascia servendo Saponara. Dopo un paio di rimpalli in area di rigore, arriva da dietro sempre Mandragora che stavolta piazza il sinistro nell’angolino infilando Carnesecchi per il vantaggio viola: 0-1.
La rete cambia le sorti della partita perché la Cremonese è costretta a esporsi, mentre la Fiorentina controlla la situazione attendendo i lunghi lanci di Carnesecchi cui i grigiorossi, con poca fantasia, si affidano in continuazione. Al 37esimo il calcio d’angolo di Biraghi per la Fiorentina trova il colpo di testa di Martinez Quarta, che però termina alto. Il primo tempo si conclude sullo 0-1, senza che la squadra di Ballardini sia mai riuscita a rendersi particolarmente pericolosa.
Nel secondo tempo, al 50esimo, Mandragora chiede e ottiene lo scambio con Barak, poi rimette al centro per Cabral che deve soltanto spingere il pallone in rete da pochi passi: 0-2.
Al 66esimo traversone in area di Valeri per Ciofani, colpo di testa e palla ampiamente sopra la traversa. Sul cambio di fronte il portiere grigiorosso Carnesecchi deve uscire dall’area e liberare di testa per togliere di mezzo un pallone pericoloso. Al 77esimo Bonaiuto libera Okereke al limite destro dell’area di rigore, il nigeriano entra palla al piede ma il suo tiro, dalla distanza ravvicinata, è debole e Sirigu para. Al 72esimo Jovic si trova da solo davanti al portiere della Cremonese, Carnesecchi salva con i piedi e la difesa mette in angolo, ma era fuorigioco. All’80esimo Okereke è servito tutto solo in area ma Sirigu esce, gli chiude lo specchio della porta e respinge. Un minuto dopo Jovic è servito davanti alla porta sguarnita, ma non riesce a mettere dentro.
“Stiamo bene a livello fisico e tutti hanno una condizione ottimale a parte qualcuno. Anche queste vittorie ci permettono di sentire meno la fatica e di arrivare alle prestazioni con maggiore serenità”, è il commento dell’allenatore della Fiorentina, Vincenzo Italiano. “Oggi diversi giocatori non hanno giocato tutta la gara intera perché non ce l’avrebbero fatta. Nell’ultimo quarto d’ora la Cremonese è cresciuta ma ho visto i miei ragazzi lanciarsi sui palloni per evitare il gol. Siamo in crescita e in fiducia. Ora testa alla Turchia alla quale arriviamo in fiducia”. “La crescita individuale di tanti ragazzi e il fatto che stiamo coinvolgendo tutti significa che questa striscia di risultati può durare – continua Italiano -. Siamo ancora dentro a tre competizioni a marzo e questo per noi è motivo di orgoglio. Non vogliamo staccare la spina. Quanto alla difesa che incassa poco, nel momento in cui ogni singolo difensore mette qualcosa in più arriviamo a questi risultati”.
“C’è stato impegno ma serve altro, più personalità, più chiarezze e più furore. Nel primo tempo siamo stati ordinati, ma serve molto di più perché così non va bene e non ci divertiamo”. È il commento di Davide Ballardini, tecnico della Cremonese, dopo la sconfitta contro la Fiorentina. “Il cruccio nostro è questo qua, la Cremonese deve partite subito con una dinamicità e movimento aggredendo gli avversari e condizionarli da inizio partita, invece lo vedi a tratti e solo nella seconda parte del match. Questo è un errore grave. Bisogna avere un altro atteggiamento, determinazione e voglia diverse”.
Rugby, Sei Nazioni finito per Ange Capuozzo
L’infortunio alla scapola rimediato contro l’Irlanda non gli permetterà di essere in campo sabato a Roma con il Galles e la settimana successiva in Scozia
Sei Nazioni finito per Ange Capuozzo, ora è ufficiale. Come si sapeva grazie a fonti francesi già dall’indomani del match di Roma contro l’Irlanda, l’estreno azzurro ha riportato un infortunio alla scapola che purtroppo non consente un recupero veloce. Niente Galles sabato prossimo, quindi, e niente trasferta a Edimburgo per la chiusura del Torneo il 18 marzo per il giocatore che più ha contribuito nell’ultimo anno al salto di qualità del quindici di Kieran Crowley. La Fir lo aveva comunque inserito fra i convocati, ma oggi si è dovuta arrendere all’evidenza. «Alla luce del persistere della sintomatologia algica alla spalla sinistra – recita il comunicato federale – e nell’intento di consentire al giocatore di proseguire il percorso riabilitativo nella massima tranquillità e con le tempistiche necessarie ad un pieno recupero funzionale, lo staff tecnico e lo staff medico dell’Italia hanno convenuto con l’atleta di non procedere al suo reinserimento nel gruppo squadra in vista delle due ultime giornate del Guinness Sei Nazioni».
Il Tolosa, il club francese per cui gioca, conta di recuperarlo per gli ottavio di finale di Champions Cup ad aprile, Crowley dovrà invece prevedere per la partita di sabato ad un riassestamento del reparto arretrato, dove le pedine da muovere sono quelle di Padovani, Bruno e Allan. Davvero un peccato perchè il match con il Galles, in grande crisi e ancora a 0 punti dietro l’Italia, e battuto a Cardiff 12 mesi fa proprio grazie ad una invenzione di Capuozzo, è cruciale per gli azzurri. Non solo per evitare l’ennesimo Cucchiao di legno ma per confermare i progressi in termini di solidità di gioco e trovare la fiducia necessaria per presentarsi a Edimburgo fra due weekend con la giusta mentalità.
Il carnevale impazza: l’Atalanta a Bergamo beffata dal Lecce
Nella 23ma giornata della Serie A la Roma batte 1-0 il Verona all’Olimpico e sale al terzo posto, la Lazio vince 2-0 in trasferta contro la Salernitana
A Carnevale ogni scherzo vale. Bisogna notare una cosa: nel campionato, a parte la capolista Napoli che ormai fa storia sé, il carnevale impazza. C’è sempre qualche sberleffo in agguato, qualche burla che non aspetti. Di solito questo ruolo impertinente spetta ad Arlecchino, che come tutti sanno è una antica maschera bergamasca. Questa volta però a restare con le pive nel sacco è proprio Arlecchino, alias Atalanta, che davanti ai suoi tifosi è stato sbeffeggiato dal Lecce (1-2), sfidante dignitosissima, ma pur sempre ingolfata nei bassofondi della classifica. Niente a che vedere con l’Atalanta, squadra una volta definita “provinciale”, ma da tempo assurta ai piani nobili del torneo. Una società che con una crescita oculata e virtuosa è arrivata dar fastidio ai Signori del calcio.
Detto questo, la caduta casalinga della squadra di Gasperini, alla sua 250esima panchina in A coi nerazzurri, è abbastanza clamorosa. Tutti a parlarne bene, a magnificarne il suo gioco spumeggiante e i suoi possibili record, e poi, quando è il momento di arrivare al dunque, ecco il pesante tonfo con i salentini. Una cosa brutta perché i sogni dell’Atalanta si sono infranti dopo soli quattro minuti, grazie a una sassata da 25 metri di Ceesay finita nell’angolino della porta di Musso. Andar in svantaggio quando il pubblico non si ancora seduto, non è un bel viatico per una squadra ambiziosa che vuole fare le scarpe ai padroni del calcio. Debole anche la reazione. Presa la bastonata, il nostro Arlecchino è rimasto suonato per quasi tutto il match subendo il raddoppio del Lecce, realizzato nella ripresa da Blin, lasciato indisturbato. Solo nel finale, grazie a una topica del portiere Falcone, i bergamaschi hanno accorciato le distanze con Hojlund.
Ma dove è finita la magnifica Atalanta che ha umiliato la Lazio all’Olimpico? Mistero. Mistero non svelato. Vero che il Lecce ha fatto tremare molte grandi, e che il tecnico salentino, Marco Baroni, sta facendo un ottimo lavoro, però c’è qualcosa di misterioso che ogni tanto stoppa la lunga marcia dell’Atalanta. Sembra quasi che, sul più bello, quando ormai la tavola è apparecchiata, nell’Atalanta si risvegli il solito Arlecchino, più interessato a far scherzi da servitore che a diventar padrone. La prossima sfida sarà col Milan, in lenta ma costante guarigione. Una interessante cartina di tornasole sullo stato di salute di entrambe.
L’Inter torna a vincere
Dopo il passo falso col Genoa, la squadra di Inzaghi è tornata al successo contro l’Udinese (3-1). Diciamo che è una vittoria bene augurante in vista del Porto, il prossimo avversario di Champions dei nerazzurri. Se sarà un mercoledì da leoni lo vedremo. Con i friulani, non irresistibili, è stato una sabato da orsachiotti, come avrebbe detto Massimo Troisi. Di buono c’è stato il ritorno al gol di Lukaku, dopo 189 giorni di astinenza. Un gol su rigore, per giunta ripetuto (il primo l’aveva sbagliato) per una irregolarità rilevata dal Var. Meglio che niente. Una volta all’Inter dicevano: gigante, pensaci tu. Ora è il contrario: sono gli altri a tener su Lukaku. Dopo il pareggio dei friulani (Lovric 43′) l’Inter ha infatti reagito con personalità scacciando ogni paura con Mkhitaryan e Lautaro, entrato quest’ultimo nella ripresa. Inzaghi ha cercato di far rifiatare i titolari, giusto così.
Il Milan è guarito?
È la domanda che si fanno tutti. Qualcuno dice di sì, qualcun altro è più prudente. Di certo anche la striminzita vittoria sul Monza (1-0) fa bene alla classifica. Perché segue quella col Torino e anche quella in Champions con il Tottenham. Tre successi, tutti per uno a zero, che hanno messo in sicurezza una squadra che imbarcava gol come se piovesse. Un Milan diverso, prudente come i ragionieri di una volta, con un obiettivo ben chiaro: lasciarsi alle spalle quel gennaio da incubo che lo stava facendo precipitare senza paracadute. Ora il paracadute si è aperto e i risultati si vedono. È un Milan poco Milan, però. Senza fughe in avanti, con un braccino corto più da Juve che da Milan. Prima però di certificare se Pioli abbia trovato la cura giusta, è meglio aspettare qualche controprova. Se poi Leao e, soprattutto De Ketelaere, l’amico sconosciuto, ogni tanto la mettessero dentro, i pessimisti batterebbero in ritirata.
La Roma perde i pezzi ma resta terza
Domenica agrodolce per Mourinho. Che fa le nozze coi fichi secchi. Senza Dybala e Pellegrini, con Abraham che deve uscire dopo 10 minuti per un colpo allo zigomo (con ferita alla palpebra), la Roma batte il Verona con un diagonale del norvegese Solbakken ben servito da Spinazzola (45′). Una partita tignosa, senza pezzi pregiati, salvata proprio da quel Solbakken (all’esordio da titolare), che Mourinho aveva bollato come corpo estraneo, ma recuperato per necessità. Una vittoria di cuore. Stretta nella tenaglia del doppio impegno di Europa League, lo Special One ne esce con tre punti che gli permettono di restare al terzo posto con il Milan e una infermeria sempre più piena in vista del ritorno con il Salisburgo.
Eppur si muove: con Immobile la Lazio va
La notizia è questa: Ciro Immobile ha ripreso a segnare. Che non lo facesse in Nazionale lo si sapeva, nella Lazio era una spiacevole novità di quest’anno. Invece, dopo essersi sbloccato in Coppa, Ciro ha rotto il digiuno con una doppietta anche in campionato, dove non segnava da 5 turni. E così anche la Lazio si è rimessa in moto dopo la caduta con l’Atalanta e una serie di prestazioni deludenti. Un successo legittimo, quello biancoceleste, che riaccende le sue ambizioni per la Champions. Male, invece, la Salernitana. Peggior debutto per Paulo Sosa non poteva esserci: in tre giorni non si fanno miracoli, però qualche buona azione è auspicabile.
Nonno Max al settimo cielo
Max Allegri è molto contento: non solo per l’arrivo del nipotino Filippo, uno dei pochi che ancora non lo critica, ma per come la Juventus ha battuto (2-0) lo Spezia. Un gol per tempo (Kean e Di Maria) e tanti saluti ai soliti rosiconi. La Juve, con due tiri in porta, ottiene il massimo risultato portandosi al settimo posto, che non è il settimo cielo, ma è pur sempre un passo avanti nella risalita dagli abissi. Una Juventus come piace ad Allegri: cinica e bruttarella, rigorosamente non spettacolare. Ora bisogna rivederla anche in Champions, dove non è sempre Spezia.
Napoli acchiappatutto
Mettiamo in basso la squadra di Spalletti perchè ormai non fa più notizia. Settimana dopo settimana, macina record e avversari. Venti vittorie su ventitré partite in campionato dicono tutto. Il divario con gli inseguitori (ma inseguono?) è così ampio che diventa difficile fare paragoni perché il Napoli non solo domina il campionato ma fa paura anche in Europa. I tedeschi dell’Eintracht, dopo aver visto all’opera Osimhen e Kvaratshelia col Sassuolo (0-2), sono fortemente preoccupati per questa strana coppia, un nigeriano e un georgiano, che fa scoppiare solo gli avversari. Due gioielli sostenuti da un gruppo che si muove a memoria. Con una tale scioltezza che tutto riesce facile, anche quei gol che ad altri non entrerebbero mai. Nella sua storia europea il Napoli non è mai andato oltre agli ottavi. Ecco un’altra occasione per centrare un nuovo record. Il vento è favorevole.
Addio a Castagner, perugino all’olandese
I più giovani non lo ricordano, ma Ilario Castagner è stato un grande. Sia come uomo, sia come allenatore. Sempre cordiale, sempre con il sorriso sulle labbra, pur avendo dovuto guidare squadre impegnative come Milan e Inter. Ma il suo colpo d’ala lo realizzò col Perugia nella stagione 1978-79. Il Perugia dei miracoli perché mai una squadra, prima degli umbri, aveva terminato il campionato senza una sconfitta. Con il Perugia, con giocatori come Walter Novellino e Salvatore Bagni, Ilario Castagner lasciò la sua firma nella storia del calcio. Un calcio allegro, votato all’attacco, un po’ olandese, un po’ perugino.
Assist di Enzo, gol di Félix, ma il Chelsea non riesce a evitare un altro scivolone
Il duo ex-Benfica ha costruito un’offerta di gol e ha giocato tutti i 90 minuti del derby di Londra.
Il Chelsea ha ottenuto il terzo pareggio consecutivo in Premier League sabato sul campo del West Ham United (1-1), con Enzo Fernández che ha fornito l’assist per il debutto di Joao Félix, anche se ciò non ha impedito un altro scivolone.
I Blues sono entrati in campo più forti, tanto che, nei primi cinque minuti, Reece Jamee e Loftus-Cheek hanno minacciato la porta avversaria con un certo periodo.
Al decimo minuto João Félix ha trovato la via del gol e, se è vero che la rete è stata annullata per fuorigioco, lo stesso non si può dire del secondo tentativo, al 16° minuto, attraverso Enzo Fernández, a segno per i Blues.
Poco dopo, anche Havertz si è visto annullare un gol e poi un altro festeggiamento… ma dall’altra parte del campo. Al 28′, Emerson applica la “legge degli ex” e, con l’assistenza di Bowen, ristabilisce la parità nel derby londinese.
Il pareggio ha scosso la squadra di Potter in modo tale che, nel secondo tempo, gli Hammers sono stati la squadra migliore e quella che ha creato le occasioni migliori.
La squadra di Stamford Bridge ha avuto un grosso spavento negli ultimi dieci minuti con il gol di Soucek, ma il VAR ha rilevato un fuorigioco e ha rapidamente messo fine alla rimonta del West Ham.
Il risultato vede il Chelsea rimanere al nono posto con 31 punti, mentre il West Ham sale al 15° posto con 20 punti.
Momento della partita: il gol di Soucek, annullato per fuorigioco negli ultimi dieci minuti, ha tenuto la partita in parità fino al fischio finale.
Anteprima
Il West Ham United e il Chelsea rinnovano la loro rivalità sabato, quando si apre la stagione di Premier League con il 23° turno.
A circa un mese dal suo sfortunato debutto, Joao Felix potrebbe tornare nei piani di Graham Potter per i Blues dopo aver scontato le tre partite di squalifica. La squadra di Stamford Bridge è rimasta senza sconfitte per tre partite, anche se con una sola vittoria, e attualmente si trova al nono posto con 30 punti.
Anche gli Hammers sono imbattuti da tre partite, con due vittorie e un pareggio, ma si trovano in difficoltà al 17° posto con 18 punti (uno in più dell’Everton).
Il calcio d’inizio della partita è previsto per le 12:30 (ora portoghese) al London Stadium e potrete seguire le fasi della partita, in diretta, su Desporto ao Minuto.
Coupe de France: Marsiglia e Lione in ritardo, Nantes meno fortunato… Scopri le formazioni dei quarti di finale
Il sorteggio è stato effettuato giovedì da Djibril Cissé. L’Olympique de Marseille ospiterà Annecy nei quarti di finale della Coppa di Francia, mentre il Lione ospiterà Grenoble per un derby.
Senza il Paris Saint-Germain, la strada per la finale di Coppa di Francia è ora molto più aperta. Marsiglia e Lione hanno beneficiato di un sorteggio favorevole, giovedì 9 febbraio a Tout le sport, e ospiteranno rispettivamente Annecy e Grenoble nei quarti di finale.
I campioni in carica dell’FC Nantes affronteranno il Lens. I Canaries affronteranno l’RC Lens, che ha battuto il Lorient (1-1, 4-2 ai rigori), in casa e a porte chiuse. Infine, la terza e ultima squadra di Ligue 2 ancora in corsa, il Rodez, si recherà nella vicina Tolosa. Ciò significa che nessuno dei tre club di seconda divisione giocherà in casa.
Clima: Innes Fitzgerald, speranza dell’Inghilterra per la corsa campestre, rinuncia ai Mondiali in Australia per non dover prendere l’aereo
La lunghista Innes Fitzgerald ha annunciato la sua decisione in una lettera alla Federazione britannica di atletica leggera, in cui spiega che “il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza, come per qualsiasi emergenza”.
A 17 anni, detiene il record britannico under 20 nei 3.000 metri e ha appena comunicato alla sua federazione che non parteciperà ai Campionati mondiali di corsa campestre di Bathurst, in Australia, il 18 febbraio, per non dover prendere l’aereo. Rappresentare il mio Paese ai Mondiali in Australia è un privilegio”, ha scritto Innes Fitzgerald in una lettera alla sua federazione pubblicata da Atheltic Weekly. “Quando ho iniziato a correre, era un sogno che diventava realtà gareggiare ai Mondiali, ma è con grande rammarico che devo rifiutare questa opportunità.
Spiega che non vuole sostenere i costi ambientali del viaggio, che può essere fatto solo in aereo. La BBC ha calcolato che un viaggio di andata e ritorno da Londra a Sydney emette 6,7 tonnellate di CO2, solo per un passeggero e su un volo diretto, con scali e decolli che inquinano ancora di più. Naturalmente, sappiamo tutto questo. Ma che cosa facciamo al riguardo? Questa è la domanda che pone Innes Fitzgerald: “Avevo nove anni quando è stato firmato l’accordo sul clima di Parigi. Otto anni dopo, le emissioni di gas serra non solo non sono diminuite, ma sono aumentate. Sapendo questo, non voglio che la mia partecipazione a un concorso comporti il volo, il che significa causare danni alle popolazioni più fragili, al loro modo di vivere, al loro habitat, a tutto ciò che amano”.
“Il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza”.
La decisione non è stata facile. Innes Fitzgerarld non è alla fine della sua carriera, ha un futuro sportivo estremamente promettente davanti a sé, ma vuole aprire un dibattito e dimostrare che la disastrosa impronta di carbonio del mondo dello sport può essere ridotta. A dicembre si è recata ai Campionati europei di Torino, in Italia, in treno e in autobus. Niente auto private, niente aerei. Ed è così che intende viaggiare d’ora in poi, decidendo consapevolmente di non partecipare a nessuna competizione al di fuori dell’Unione Europea.
Ai giornalisti che l’hanno interpellata e che le hanno fatto notare che si trattava di un’esagerazione, o quantomeno di un peccato, ha risposto: “il cambiamento climatico è un problema urgente, quindi dobbiamo agire di conseguenza”. Tutto questo non smorza la sua voglia di medaglie: l’obiettivo di Innes Fitzgerald è l’oro olimpico a Parigi nel 2024. Una meta che da Londra dista solo un viaggio in treno o in traghetto.
Sei Nazioni 2023: un gioco vario, l’imprevedibile Finn Russell, complessi dimenticati… La Scozia in quattro fatti
Sabato la Scozia darà il via al Torneo delle Sei Nazioni contro l’Inghilterra.
Un’edizione speciale in un anno di Coppa del Mondo, la Francia mette in gioco il suo titolo… L’edizione 2023 del Torneo delle Sei Nazioni prenderà il via il 4 e 5 febbraio. È la prima volta che un Paese partecipa alla Coppa del Mondo ed è la prima volta che un Paese partecipa alla Coppa del Mondo ed è la prima volta che un Paese partecipa alla Coppa del Mondo. Dopo Francia, Galles e Inghilterra, ecco la Scozia.
La dinamica: la Scozia sa come battere i big
Negli ultimi dieci anni, il miglior risultato della Scozia è stato il terzo posto, ottenuto due volte, nel 2013 e nel 2018. Nel 2015, invece, hanno terminato con il cucchiaio di legno. Nel 2022, invece, gli uomini di Gregor Townsend si sono classificati quarti, con lo stesso numero di punti dell’Inghilterra terza classificata. I Thistle hanno battuto l’Inghilterra negli ultimi due anni, la Francia due anni fa e il Galles tre anni fa, e con tre partite in casa quest’anno hanno molto da giocarsi, non da ultimo quando ospiteranno l’Irlanda, l’ultima grande nazione che devono aggiungere al loro recente palmarès. L’ultimo successo della Scozia nel torneo risale al 1999.
Punto di forza: gioco vario e imprevedibile
La Scozia è una squadra sorprendentemente buona. È una squadra che non è forte come le altre nazioni europee, ma è ancora in grado di sorprendere. “Sappiamo che probabilmente non possono vincere il torneo, ma possono fare delle belle partite. È sempre 50-50 contro gli scozzesi”, dice Vincent Clerc.
Per farlo, gli scozzesi si affidano in particolare a un gioco sfrenato e vario, impostato e lavorato dal 2017 da Gregor Townsend, l’allenatore con la maggiore anzianità nel Sei Nazioni. “La Scozia vuole sempre mettere volume di gioco, corre quando i giocatori hanno la palla, possono mettere in difficoltà gli avversari”, ha aggiunto il consulente di France Televisions. Nelle ultime tre edizioni sono riusciti a battere Inghilterra, Francia e Galles in trasferta.
Punti di debolezza: progressi limitati
Nonostante alcune prestazioni impressionanti, gli scozzesi non sono riusciti a unirsi alla battaglia per la vittoria finale. Dal passaggio a sei squadre nel 2000, non hanno mai ottenuto un risultato migliore del terzo posto. “Non sono sicuro di quanto siano realmente validi”, ha dichiarato Dimitri Yachvili, consulente di France Télévisions. “Ho l’impressione che stiano ristagnando un po’, con risultati più irregolari, sono meno costanti nei loro sforzi”, ha continuato. Gli scozzesi sono stati anche afflitti da indisciplina negli ultimi mesi (quattro cartellini gialli durante il tour autunnale), che devono correggere se vogliono prendere il controllo delle partite.
Il giocatore da tenere d’occhio: Finn Russell come boss
Giocatore ben noto agli habitué del Top 14, Finn Russell è un elemento indispensabile della squadra scozzese. Indiscutibilmente titolare nel ruolo di fly-half, è prezioso sia nel condurre il gioco che nel passare i punti. Il 30enne è stato uno dei principali artefici delle ultime due prestigiose vittorie scozzesi contro l’Inghilterra (14 punti su 31). In un momento cruciale della sua carriera, con il passaggio definitivo dal Racing 92 al Bath, Finn Russell vorrà senza dubbio guidare la Scozia verso ulteriori successi.
La Federazione francese avvia un procedimento disciplinare per i commenti razzisti in Nationale 2
Loïc Akono, giocatore del Metz, ha lasciato il campo dopo essere stato insultato da uno spettatore, domenica, a Charleville-Mézières. Per reazione, martedì la FFBB ha aperto un fascicolo disciplinare.
La Federazione francese di pallacanestro ha aperto un fascicolo disciplinare martedì 31 gennaio per far luce su un caso di razzismo su un campo della National 2. Durante la partita tra Charleville-Mézières e Metz (74-75) di domenica 29 gennaio, il giocatore del Metz, Loïc Akono, è stato vittima di commenti razzisti. A terra durante un contatto, uno spettatore presente sugli spalti gli avrebbe gridato: “Alzati bonobo”, riferendosi al colore della sua pelle. La procura di Charleville-Mézières ha aperto “un’indagine preliminare sull’accusa di incitamento all’odio in occasione di un evento sportivo”, ha dichiarato all’AFP il procuratore Magali Josse. Il reato prevede una pena detentiva di un anno e una multa di 15.000 euro.
In seguito all’incidente, Loïc Akono, 35 anni, che ha lasciato il campo, si è espresso sui social network. Ho deciso di lasciare il campo oggi a Charleville-Mezieres dopo la frase di una persona sugli spalti “alzati bonobo” e, come se non bastasse, sono stato minacciato di subire un fallo tecnico perché avevo delle cose da dire”, ha dichiarato sul suo account Twitter. È la prima volta che mi succede. Ho preso quella posizione per tornare nello spogliatoio e niente mi avrebbe cambiato. È un peccato che nel 2023 si sia arrivati a questo punto, ma non potevo rimanere su quel campo”.
La vicenda ha rapidamente guadagnato slancio nel mondo del basket, con diverse star che hanno reagito, tra cui Nicolas Batum dei Los Angeles Clippers e Lahaou Konate di Boulogne-Levallos, che ha scritto su Twitter: “Queste persone non hanno alcun diritto di stare sugli spalti, forza a te fratello”. “Purtroppo oggi si permettono troppe cose fuori dal campo (senza mettere tutti nello stesso sacco)! Tutto il mio sostegno a te”, ha scritto anche l’internazionale francese Nando De Colo sul suo account Twitter.
Anche il Sindacato Nazionale dei Giocatori di Pallacanestro (SNB) ha rilasciato una dichiarazione, dando il suo pieno sostegno al giocatore di Metz e condannando fermamente le affermazioni. Anche il Ministro dello Sport, Amélie Oudéa-Castéra, ha reagito congratulandosi con la FFBB per la sua reazione e dando il suo sostegno a Loïc Akono.
Il Real Madrid vuole imporre il proprio dominio nella Coppa del Mondo. Vitor Pereira cerca la storia
I campioni d’Europa del Real Madrid cercheranno di rafforzare il loro status di record alla 19ª edizione della Coppa del Mondo per Club FIFA, che prenderà il via mercoledì in Marocco, mentre l’allenatore del Flamengo Vítor Pereira rappresenterà il Portogallo.
Nella competizione che si svolgerà a Tangeri e Rabat, con la capitale marocchina che sarà il palcoscenico delle partite decisive, il Real Madrid cercherà di sollevare il trofeo per la quinta volta, la prima dal 2018, e di rafforzare ulteriormente il dominio del calcio europeo nella competizione.
Le ultime nove edizioni sono state vinte da squadre del “vecchio continente”, con il Corinthians brasiliano che è sfuggito alla regola nel 2012 nell’ultima vittoria di un club sudamericano.
In terra africana, il Real Madrid (2014, 2016, 2017 e 2018) cercherà di rimanere il ‘re’ del Mondiale per Club e avrà in panchina un allenatore, l’italiano Carlo Ancelotti, che ha anche un passato nella competizione.
Dopo aver vinto con il Milan nel 2007 e con il Real nel 2014, il 63enne cercherà di eguagliare lo spagnolo Pep Guardiola in cima alla classifica degli allenatori con più titoli al Mondiale per club.
Il calcio portoghese continua ad essere assente dalla competizione ma, recentemente, ha avuto una presenza costante in panchina e a livello di comando tecnico, ora ripetuta da Vítor Pereira, che difenderà i colori del Flamengo.
Come il Real Madrid, la rappresentativa sudamericana ha accesso diretto alle semifinali e ha concrete possibilità di arrivare in finale, proprio come Jorge Jesus nel 2019 e Abel Ferreira nel 2021.
Il Flamengo, con Jesus, è stato sconfitto dal Liverpool (1-0, dopo i tempi supplementari) e lo stesso ha fatto il Palmeiras, con Abel, contro il Chelsea (2-1, dopo i tempi supplementari).
Proprio per questo motivo, Vítor Pereira ha l’opportunità unica di fare la storia a più livelli, come regalare la prima Coppa del Mondo per Club al Flamengo e la prima in Sud America dal 2012, oltre a diventare il primo portoghese a sollevare il trofeo.
Dall’1 all’11 febbraio, il Mondiale per club riunisce i vincitori delle sei confederazioni e il campione del Paese ospitante, in questo caso il Marocco, ma poiché il Wydad Casablanca è anche campione d’Africa, parteciperanno anche gli egiziani dell’Al Ahly, finalisti sconfitti della ‘Champions’ di quel continente.
Un altro momento importante è il debutto del calcio statunitense, con i Seattle Sounders, campioni CONCACAF, che hanno fatto la storia.
Nell’unica partita del primo turno di mercoledì, l’Al-Ahly affronta il neozelandese Auckland City per decidere chi incontrerà i Seattle Sounders nelle semifinali, in programma l’8 febbraio.
Per il Flamengo, i club sauditi Al-Hilal e Wydad Casablanca si contenderanno un posto in semifinale contro la squadra brasiliana di Vítor Pereira.